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33 rmo settembre 2020 addirittura crollare del 10% nel 2020, per poi arrivare nel 2021 a un mini-recupero del 2,3%. Che la Svizzera stia risentendo della situazione mondiale, lo si evince anche dall’andamento di alcuni specifici comparti in- dustriali. L’associazione di categoria Swissmem riferi- sce infatti che ai primi di giugno il 72% delle aziende del settore delle macchine, dell’elettrotecnica e della metallurgia (MEM) si trova in una situazione di forte crisi. Il 38% delle imprese del comparto, inoltre, pre- vede per quest’anno una perdita a livello di risultato operativo, mentre un 34% stima che il margine Ebit resterà compreso tra lo 0 e il 5%, quindi insufficiente. Regno Unito. Sul fronte dei rapporti commerciali, l’Italia trova nel Regno Unito una controparte inte- ressante. Lo dimostra il fatto che, a fine 2019, l’inter- scambio tra i due Paesi ha registrato una crescita del 4%, raggiungendo quota 29,2 miliardi di sterline. Il nostro export verso il Regno Unito nello stesso anno ha toccato i 19,4 miliardi sterline, +4,29% rispetto al 2018, mentre l’import è calato del 3,09%, arrivando a 9,7 miliardi sterline. L’Italia è il nono partner com- merciale e l’ottavo fornitore per il Regno Unito. Nel nostro export il settore della meccanica incide per il 20%, seguito dai mezzi di trasporto, moda e accessori, agroalimentare. Attenzione, però: questo era vero in fase pre- Covid. Quale scenario si aprirà dopo l’emer- genza sanitaria? Guardando ai primi mesi del 2020 - ci ‘racconta’ il Quaderno ‘Mercati in Diretta’ - si registra un calo (facilmente prevedibile) dell’interscambio, che si attesta intorno al 18% nella media UE e al 9% per l’Italia, con un export diminuito solo dell’8%. Ciò vuol dire che - nonostante il decalage - il nostro Paese man- tiene comunque un saldo positivo. In futuro, alla luce del potenziale tecnologico del Regno Unito, si prevede una crescita significativa negli ambiti dell’AI, della ro- botica, della cybersecurity, della blockchain, dell’IoT, e della smart mobilty. Per quanto concerne infine le pro- Germania Alla Germania spetta il podio, di primo partner commerciale dell’Italia: il nostro export sul mercato tedesco, infatti, nel 2019 ha toccato quota 60 miliardi di euro. Al di là delle recenti tensioni di coloritura politica, sul fronte commerciale e produttivo tra i due Paesi le affinità sono tante. Come è stato ribadito nel corso del webinar dedicato, non solo le due Confindustrie sono molto unite, ma quella tedesca conosce e riconosce la valenza del Made in Italy per il Made in Germany. Italia e Germania sono i primi due Paesi, in Europa, a livello industriale e di export. Le imprese appartengono a medesime catene del valore e hanno in comune molte esigenze. Gli effetti del Covid -19 si traducono per il Paese tedesco in un calo del PIL pari al - 6,3% (con picchi dell’11% nei primi mesi), mentre nel 2012 si assisterà probabilmente a un rimbalzo del 5,2% (si stima infatti una ripresa dell’export con tassi del 7,6%). Si tornerà ai livelli pre- pandemia nel 2022. Uno sguardo, infine, alle mosse del governo per contrastare l’emergenza. Due le direttive seguite: emergenza e continuità. Il primo driver ha portato a finanziare in disavanzo aiuti alle imprese per 1.200 miliardi di euro, pari a circa il 38% del PIL. Sul piano della continuità, invece, si stanno ipotizzando stimoli riguardo all’automotive, turismo, traffico aereo e ristorazione. Dal governo sono state date risposte che vanno dall’emergenza alla continuità. Nel primo caso, sono stati finanziati in disavanzo aiuti alle imprese per 1.200 miliardi di euro, pari a circa il 38% del PIL. Tra questi aiuti menzioniamo garanzie, prestiti agevolati e altri a fondo perduto. Sul piano della continuità, invece, si sta ragionando per l’anno prossimo su stimoli riguardo all’automotive, turismo, traffico aereo e ristorazione.
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