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36 rmo giugno/luglio 2020 mento tecnico”. Gronchi si occupa prevalentemente di formazione a livello universitario e solo attraverso alcune iniziative di Poliefun o vicine a questa associa- zione, quali l’Industrial Short Master giunto alla set- tima edizione, si occupa di formazione per le aziende. “Ci sono alcune tendenze, delineatesi ancora prima della pandemia che hanno in questo clima maggiori giustificazioni. Nei prossimi mesi - spiega Gronchi - le aziende considereranno importante la formazione condotta in collaborazione con l’università. La princi- pale ragione è che la didattica universitaria, alla base dell’essenza stessa dell’istituzione, è più avanzata nelle modalità e sapienza educative. Se a questo si associa la tendenza di alcune istituzioni come il Po- litecnico di Milano a inserire le esperienze industriali nella sua didattica con l’intervento di tecnici nelle aule, a dare maggior spazio ai laboratori e spostare la didattica nelle aziende, il ponte università-industria è gettato permettendo il doppio senso di marcia. Poi c’è il costo della formazione che è fattore importante: l’università può fornire didattica di formazione a costi ridotti”, commenta Gronchi. Infatti, Stefania Pigozzi, responsabile del Centro Studi Ucimu conferma che “per una proposta efficace, l’offerta formativa deve essere supportata da competenze digitali oggi non sempre possedute dai coordinatori didattici. I corsi in e-learning hanno costi di progettazione decisamente più alti rispetto a quelli tradizionali in aula e necessi- tano quindi di una standardizzazione più accentuata affinché possano avere un costo complessivo accessi- bile”. Se marzo e aprile 2020 sono stati i mesi in cui le attività formative hanno subito un ‘sostanziale free- zing’, come lo ha definito Alfredo Mariotti, direttore generale Ucimu, a maggio ha prevalso l’e-learning. “Dopo questa fase - spiega Mariotti - le grandi im- prese stanno impostando il futuro ipotizzando una modalità blended (40% aula, 60% e-learning) men- tre le aziende piccole attendono il normalizzarsi della situazione produttiva”. “Per quanto riguarda i temi, c’è un sensibile ritorno alle competenze tecnico- professionali a discapito delle soft e managerial skill – continua il direttore generale di Ucimu -. Questa dualità, competenze tecniche versus soft skill, è ben sintetizzata dall’attività svolta dal nostro Centro Studi & Cultura di Impresa impegnato, da un lato, nel sup- porto alle imprese associate nell’attività formativa legata ai profili più tecnici e, dall’altro, nello sviluppo di analisi e approfondimenti per comprendere carat- teristiche e profili delle nuove figure professionali che servono oggi alle imprese manifatturiere”. La strada giusta per la formazione. Stiamo tutti vivendo una situazione nuova e imprevista, che ci ha tolto in breve tempo molte sicurezze e abitudini, comprese quelle legate alla formazione, sia esterna sia interna all’azienda. “Resta il fatto che - spiega Fabrizio Sasdelli, vicepresidente e coordinatore della commissione Tecnologie e Innovazione di Federtec - se vogliamo creare un futuro per le nostre aziende, la formazione rimane un elemento cruciale e impre- scindibile, la cui continuità va garantita al fine di pre- servare quella professionalità e competenza che le aziende italiane hanno saputo costruire nel tempo e che ci contraddistingue in ambito internazionale”. In particolari momenti storici come quello in cui siamo immersi serve indirizzare chi deve prendere decisioni in contesti turbolenti e incerti senza avere le giuste in- formazioni per poter decidere. Il cosidetto ‘dilemma del manager’. Per Umberto Pellegrino, responsabile INCHIESTA

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