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69 rmo aprile 2020 L’esempio di Yape La direzione in cui lavorare è quella dell’innovazione: il ventaglio di possibilità è ampio e l’avvento del 5G non potrà che estenderlo ancora di più, accelerando la trasmissione dei dati e incentivando la robotica avanzata. Come nel caso dell’italiano Yape (acronimo di Your Autonomous Pony Express) il robot ideato da e-Novia, un veicolo a guida autonoma, in grado di effettuare consegne veloci, che dialoga con l’utente tramite un’app e ricorre a telecamere, sensori e lidar per ottenere una rappresentazione dello spazio urbano. Quindi il must è: anticipare possibili situazioni di rottura del sistema. Nell’ottica di prevenire i rischi e prevedere le soluzioni, una strada interessante per il mondo della logistica è quella del geoaudit, la procedura cui si affidano i risk manager per identificare i potenziali rischi legati all’e- sposizione internazionale. Il geoaudit - come ha spie- gato, Mark William Lowe socio di ANRA, Associazione Nazionale dei Risk Manager, commentando le con- seguenze che l’esplosione epidemica avrebbe avuto sulla catena di fornitura a livello mondiale - consiste nello studiare le dinamiche dei rapporti commerciali acquisiti con l’estero, e nel valutarne il loro possibile impatto all’interno di tutta la supply chain, il cui con- trollo capillare è di primaria importanza. Successivamente toccherà al risk manager monito- rare i possibili cambiamenti rispetto alla situazione Oggi viviamo chiaramente una situazione di emer- genza, tuttavia questo blocco globale dell’operatività (che già a fine febbraio aveva fatto scattare l’allarme medicinali, prodotti in Cina, ma che dal gigante asiatico non potevano più essere spediti) deve farci riflettere. Il settore della logistica, nonostante sia un ganglio vitale delle economie contemporanee, presenta in- fatti ancora troppe criticità. Nel 2020 è toccato al Coronavirus, ma le dinamiche internazionali in grado di inceppare il meccanismo sono tante: come i conflitti nelle aree più calde del mondo, le catastrofi naturali, i sovvertimenti poli- tici oppure gli attacchi informatici. Ripensare la supply chain. Diventa quindi impre- scindibile - e non più rimandabile - pensare a un piano B che, in caso di emergenza, impedisca che il sistema vada in tilt. Il punto di partenza è la supply chain; l’idea è quella di ripensarla rendendola più flessibile, reat- tiva e resiliente, lavorando su dati e informazioni, per interpretarli al meglio con l’ausilio delle nuove tecnologie: dall’IoT, all’AI. Il risultato dovrebbe essere un ecosistema, una piat- taforma digitale, definita supply chain control tower. Una sorta di torre di controllo costituita da esperti, che faccia da regia raccogliendo, gestendo, analizzando e interpretando i dati in modo da arrivare alla formula- zione di soluzioni ottimali, anche nella considerazione di potenziali rischi o criticità insiti nella filiera. Il ruolo predittivo degli esperti, oggi, trova un ausi- lio fondamentale nel machine learning, che punta su algoritmi capaci di auto apprendere, di ‘leggere’ i comportamenti passati e di farne uno strumento per decodificare la situazione presente. Un veicolo autonomo e un drone utilizzati da JD per le consegne di prodotti durante l’epidemia (Fonte JD).

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