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65 rmo aprile 2020 Gli effetti sull’ambiente È boom di smart working: e al netto degli iniziali problemi i lati positivi ci sono. Per esempio, in termini di risparmio di tempo ma anche ambientale ed economico (visto che gli spostamenti sono pressoché a zero e le emissioni, quindi, ridotte). E se si volessero quantificare questi risparmi? Ci ha pensato il servizio di welfare aziendale JoJob, lanciando la piattaforma #ColleghiAmoilLavoro, che è raggiungibile sul sito www.jojob.it/colleghiamoillavoro e permette di quantificare gli effetti del lavoro a distanza. dell’organizzazione e della modalità di vivere il lavoro da parte delle persone. Agire sulla flessibilità, respon- sabilizzazione e autonomia delle persone significa tra- sformare i lavoratori da ‘dipendenti’ orientati e valutati in base al tempo di lavoro svolto a ‘professionisti re- sponsabili’ […] veri e propri ‘imprenditori’ con un’atti- tudine all’innovazione e alla creatività”. La vera sfida sarà a questo punto regolamentare queste nuove forme di lavoro, perfezionandone l’operatività e le funzionalità anche dopo che l’emergenza sarà pas- sata. La vera sfida sarà puntare sul coinvolgimento dei lavoratori e renderli più entusiasti perché questo gio- verà alla produttività dell’azienda. A supporto di questo aspetto, proponiamo i dati della recente ‘Smart-Wor- king: Work Flexibility Without Constraints’, condotta con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”. Di fatto gli smart worker erano una realtà già prima che il Coronavirus si abbattesse sul nostro Paese. Stando infatti ai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano nel 2019, i lavoratori agili attivi e ‘censiti’ erano circa 570mila, in crescita del 20% rispetto al 2018. Mentre la percentuale di grandi imprese che aveva av- viato al suo interno progetti di Smart Working era del 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. Naturalmente l’emergenza che il nostro Paese si è tro- vata a vivere dalla fine di febbraio ha accelerato il pro- cesso di trasformazione e ha fatto crescere i numeri. Tanto che nel mese di marzo di quest’anno il volume degli smart worker è si è quadruplicato così da superare - secondo le stime di Emmanuele Massagli, Presidente di Adapt - i 2,5 milioni. In altri termini, oggi il tema è: il Coronavirus ci ha messo con le spalle al muro, lasciandoci senza alter- native. Lo smartworking è stato la via obbligata anche per quelle aziende che, magari, avrebbero temporeg- giato ancora o che addirittura, non avrebbero mai pensato di adottarlo. È così che ci si è resi conto che il lavoro, grazie alla tec- nologia, può non essere rigido e statico, ma al contrario, lo si può ritagliare, sulle esigenze delle persone e delle aziende. Su questo aspetto è illuminante la riflessione di Fiorella Crespi, Direttore dell’Osservatorio Smart Working del Polimi: “Per praticare davvero lo Smart Working occorre superare l’associazione che sia solo lavoro da remoto, ma interpretarlo come un percorso di trasformazione

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