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37 rmo aprile 2020 I rapporti Italia-Serbia. Nel 2018 l’interscambio Ita- lia-Serbia è stato di 4,03 miliardi di euro. I principali settori di attività sono stati quello automobilistico, tutto l’ambito bancario e assicurativo, tessile, calza- turiero, agricolo ed energetico. La presenza in Serbia della fabbrica Fiat di Kragujevac, dove viene prodotto il modello 500L, ha dato il via a grandi opportunità per i nostri operatori attivi lungo tutta la catena di produzione e servizi legata all’indotto automotive. Un altro settore in fermento è quello energetico, che contribuisce a circa all’5% del PIL serbo. Le infrastrut- ture energetiche sono prevalentemente di proprietà dello Stato e gestite da imprese pubbliche. Gli im- pianti energetici sono spesso in condizioni obsolete, a causa di un lungo periodo di incuria e di carenza di investimenti. Il processo di riammodernamento è iniziato dal 2000, seppure a fasi alterne, anche me- diante l’assistenza e l’intervento a vari livelli degli organismi internazionali. Va aggiunto, che le auto- rità locali considerano di particolare importanza per lo sviluppo economico dell’industria serba il settore dell’energia e anche in questo settore operano diversi gruppi italiani, tra i quali Seci Maccaferri, Edison, e la Fintel Energia in JV con la serba MK (che recen- temente ha inaugurato due impianti eolici) e altre società di media grandezza interessate anche alle energie derivanti dalle biomasse. Recentemente la Serbia ha anche ratificato l’accordo di collaborazione energetica con l’Italia che porterà alla collaborazione tra i due Paesi per la costruzione di centrali idroelet- triche che forniranno elettricità anche all’Italia. Focus sui macchinari. Secondo la guida ‘Fare Af- fari in Serbia’ realizzata dall’Ambasciata d’Italia a Belgrado, da cui abbiamo tratto gran parte delle informazioni, lo sviluppo dell’industria serba per la produzione di metalli e macchinari risale a metà dell’800 ed è un settore che vanta una lunga tra- dizione ed è tuttora significativo nell’economia serba, contribuendo al 6% del PIL nazionale, con lavoratori altamente qualificati, formati per soddi- sfare gli standard europei. Le aziende del settore

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