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76 rmo marzo 2020 FOCUS AUTOMOTIVE “Teniamo molte sessioni di brainstorming creativo, ma le nostre decisioni si basano sempre sulla scienza e sui dati disponibili - commenta Hughes -. Ad esem- pio, usiamo stampanti su scala ridotta per creare una concept car e quindi studiamo i modi possibili per mi- gliorarla. Magari scegliamo di spostare la batteria o di cambiare i collegamenti dei cavi per facilitare la pro- duzione. Il nostro obiettivo è sempre la semplicità di progettazione, e questa è una delle ragioni per cui i nostri veicoli contengono solo dai 40 ai 50 componenti contro le migliaia di pezzi delle vetture tradizionali”. L’importanza anche dell’hardware. Anche l’hardwa- re utilizzato è all’avanguardia. Nella stampante 3D da 12 metri usata per produrre Olli, la testa di fresatura incorporata permette all’azienda di produrre un tela- io completo con interventi minimi e spese di attrezza- mento nettamente inferiori. Questo approccio favorisce inoltre una notevole libertà di progettazione. In una recente applicazione, i tecnici di Local Motors hanno progettato e realizzato un’autocisterna autonoma non molto diversa dai veicoli mastodontici che si trovano nei cantieri, ma l’hanno prodotta in appena tre settimane e con costi di gran lunga inferiori rispetto ai processi di fabbricazione concorrenti. Questo tipo di flessibilità implica che Local Motors può scegliere con la massima libertà i luoghi in cui allestire le sue microfabbriche e usarle, quindi, per servire le esigenze specifiche della comunità e delle persone della zona. Non vi sono più gigantesche infrastrutture di produzione da supporta- re, né devastanti licenziamenti da subire quando una grande azienda decide di delocalizzare le attività. Al contrario: le microfabbriche lavorano insieme ai cittadi- ni e alle amministrazioni locali per risolvere i problemi. “È una questione di scala - sostiene Hughes -. Vo- gliamo creare un legame con le comunità tenendo conto delle loro dimensioni, non creare enormi quan- tità di prodotti da spedire altrove. È questo il senso di avere impianti piccoli e agili: permettono di rispondere alle esigenze dei pochi. Allo stesso tempo, sono anche i posti di lavoro del futuro. Molti produttori faticano ad adottare le nuove tecnologie e a preparare i dipen- denti per un mondo digitale in rapida evoluzione. E mentre loro discutono su come fare, noi lo stiamo già facendo. È il bello della nostra filosofia”. Local Mo- tors ha aperto la sua prima microfabbrica a Phoenix, in Arizona, quasi dieci anni fa; si è quindi espansa a Knoxville, l’impianto in cui lavorano Hughes e il suo team, e ha recentemente inaugurato un centro dimo- strativo e di formazione nel Maryland. Nel frattempo, la casa automobilistica ha puntato gli occhi sulla re- gione del Pacifico nord-occidentale, sulla California del Sud, sull’Europa centrale, sull’Australia e su tutte le città che siano disposte ad adottare una soluzione di trasporto interamente elettrica, autonoma e fabbri- cata localmente. Le soluzioni di questo tipo potrebbero essere utiliz- zate per il trasporto pubblico, spiega Hughes, oppure per centri commerciali cittadini, campus universitari o parchi divertimenti, ma esistono innumerevoli oppor- tunità per un futuro più pulito, ecologico e sosteni- bile come quello consentito da Olli. “È entusiasmante pensare che stiamo costruendo i posti di lavoro, le fabbriche e soprattutto i veicoli del futuro, e che in questo percorso abbiamo al nostro fianco aziende del calibro di Sandvik Coromant.” Le fotografie sono di Shawn Poynter. Olli è una navetta a guida senza conducente, che rivoluziona non solo il trasporto ma anche il modo di progettare, fabbricare e commercializzare i veicoli.

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