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32 rmo marzo 2020 INCHIESTA 4.0 è stata da sempre nell’agenda del Mise. Ma in quest’ultima legge di bilancio, in cui si doveva dare priorità alla sterilizzazione dell’IVA, il piano trien- nale non è andato a buon fine. Ma sia a livello Mise (Ministero sviluppo economico) sia a livello di inter- locuzione con il MEF (Ministero economia e finanze) vi è fin da subito la necessità e l’importanza di arri- vare a un piano triennale di Industria 4.0. Appena si aprirà una finestra affronteremo questo nodo”. Il sottosegretario ribadisce che l’idea che sta dietro il nuovo piano è quella di un pacchetto forte e fi- nanziariamente più semplice tanto da intercettare e ampliare la platea dei beneficiari del 40% e, su questo punto, chiama in causa anche i Competence Center e i Digital Innovation Hub. “Dovendo creare una domanda su macchinari sempre più sofisticati rilanceremo, con l’aiuto di Confindustria, il dialogo con i Digital Innovation Hub”. Anche Calabrò ha sottolineato l’importanza, oltre che dei Digital In- novation Hub, anche dei Competence Center, come soggetti che abilitino la trasformazione ma sui quali di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio. L’Italia non vuole restare indietro. Andrea Bian- chi, direttore delle politiche industriali di Confindu- stria mette al centro tre punti fermi per chi si occupa di politiche industriali e deve avere una profonda conoscenza del settore delle macchine industriali. “Le macchine sono il cuore tecnologico del paese, contribuiscono in modo determinante al saldo della bilancia commerciale ed è sempre stato il settore di evoluzione delle innovazioni tecnologiche verso le PMI. Oggi - prosegue - ci sono trasformazioni e due driver nella manifattura: la digitalizzazione delle applicazioni e la sostenibilità ambientale. Sono due elementi che stanno cambiando il modo con cui si pro- duce”. Lavorando a stretto contatto con il governo fin dal 2015, Confindustria ribadisce che l’Italia doveva perseguire un modello Industria 4.0 come del resto aveva già fatto la Germania nel 2011 con un modello simile. “Era necessario che l’Italia si agganciasse al treno che i tedeschi avevano avviato”, spiega Bianchi. Da Confindustria un applauso all’ampliamento della platea dei soggetti agevolabili con una compensa- bilità del credito di imposta sui beni ex super e iper ammortamento nel modello F24. Bianchi mette l’ac- cento sul concetto di Fabbrica 4.0. “L’impresa acquista una macchina 4.0 con l’agevolazione ma sa già che dovrà inserirla in un contesto produttivo che prevede una riorganizzazione aziendale che prevede una for- mazione precisa sul personale e un’attenzione green all’ambiente... Diciamo che, in questo caso, l’impresa che si adopera per un progetto di trasformazione ge- nerale generato dall’acquisto di un macchinario 4.0 beneficia di un ulteriore premio, un altro credito di imposta relativo alle attività connesse alla trasfor- mazione 4.0”, sostiene il dirigente di Confindustria. Anche Stefano Firpo, responsabile solution imprese di Intesa Sanpaolo, è stato forte sostenitore del Piano Industria 4.0, ai tempi in cui Calenda era ministro, ma lo è ancora. “È un piano importante e lo è anche il fatto che si prosegua su questa strada. L’Italia ha accu- mulato un gap profondo sugli investimenti durante il periodo della crisi, specie se pensiamo al rapporto con la Francia e la Germania. C’è stato un recupero dopo il 2015, si è ricominciato a parlare di politiche industriali recuperando terreno, ma non si è ancora lavorato ab- bastanza sulla qualità degli investimenti. È anche su questo punto che il piano 4.0 sta lavorando. Abbiamo anche un problema di produttività nel nostro Paese ma il settore della meccanica strumentale è cresciuto, fino a ora, parallelamente a quanto è accaduto in Ger- mania. Ed è grazie a settori come questo - continua Firpo - che, nonostante il debito pubblico italiano, si riesce a stare a galla. Quindi non ci si dimentichi di continuare a fare politica industriale”. @Stefano_Belviol
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