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35 rmo novembre/dicembre 2019 nizzato, presso la propria sede milanese, uno spazio ad hoc in cui ha radunato alcune delle aziende con cui ha sottoscritto partnership finalizzate a realizzare vere e proprie soluzioni in ambito manifacturing e, una di queste imprese partner, è proprio Kuka. Per voce di Pel- lero, la società ha messo mano a sistemi di integrazione, ha sfruttato il cloud di Microsoft e sta realizzando pro- getti ad hoc che saranno presenti nelle industrie pro- duttive. Si pensi al funzionamento di macchine utensili e al veloce tempo di manutenzione che necessitano al fine di non interrompere i processi produttivi: la digi- talizzazione della situazione e l’attivazione degli alert sul processo produttivo permette di intervenire imme- diatamente in caso di intoppi o, addirittura, anticipare le rotture di macchinari in funzionamento. Secondo le indicazioni di Pellero, in questo modo, le aziende utenti risparmierebbero circa il 20%dei costi di manutenzione. Oppure il caso di una cella di engineering suits: un mo- nitor di analisi del comportamento della tavola rotante su cui è posizionato un robot e la slitta su cui corre la tavola; grazie all’intelligenza artificiale si riuscirà a mo- nitorare questi passaggi riducendo i fermi macchina e, di conseguenza, aumentare la produttività. Un momento di svolta, dunque, non solo nell’ambito dell’informatica pura, ma del complesso panorama produttivo. Si pensi solo a come è cambiata la stessa Microsoft. Chi avrebbe mai pensato che l’azienda di Redmond avrebbe riconsiderato la propria opinione verso il mondo dell’open source! Se prima tutto quanto era open, ossia non sottoposto a licenze, era considerato un acerrimo nemico, oggi non è più così, basti pensare al cloud di Microsoft, Azure e alle part- nership che la società ha siglato, tutto all’insegna di una cultura cloud, quindi di condivisione. Andrea Cardillo, direttore del Microsoft Technology Center, ricorda Satya Nadella, CEO della società, e il pensiero sul cambio di mentalità: non solo diversity e inclusion, temi che, durante un evento mondiale di una società tecnologica non si sono mai sentiti, al- meno in passato, dalla bocca di un CEO mondiale, ma l’idea di una nuova era dove il risultato finale di bud- get non è solo un numero sul bilancio di fine d’anno ma la conseguenza di una modalità lavorativa basata sulle motivazioni e la soddisfazione personale. Fog Computing. Andrea Robbiani, regional mana- ger Emea di Nebbiolo Technologies, alza il sipario pro- prio su una di queste ‘nuove ere’: il fog computing. Un luogo che nasce nel cloud ma vive a fianco degli oggetti che producono dati (edge computing), come un cellulare, per esempio. Lo smartphone produce dati che vengono riposti in cloud. “Quando Cisco creò il concetto di IoT, si pensava che il cloud non potesse governare tutto quanto e, partendo da questo con- cetto si pensò a come trovare uno spazio di analisi che fosse in prossimità degli oggetti ‘produttori’ di dati. Fog computing - spiega Robbiani - è quindi il luogo in grado di orchestrare e governare i dati in relazione al differente luogo di generazione -. Un luogo - continua - in cui si tenta di mantenere il dato in prossimità di oggetti o macchine ma, se di difficile analisi, lo si ricon- duce in un luogo differente. Oggi, si parla di virtualiz- zazione a livello IT e il fog deve tendere a virtualizzare le logiche industriali. L’obiettivo - prosegue Robbiani - è virtualizzare il controllo in modo da avere un unico punto di comando per molte macchine o robot”. L’avvento dei robot e l’avanzata di concetti come Intel- ligenza Artificiale fanno ‘tremare i polsi’. C’è chi grida alla perdita dei posti di lavoro, risucchiati da robot a prima vista più efficienti degli esseri umani, chi invece

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