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17 rmo novembre/dicembre 2019 È sufficiente una rapida e parziale elencazione di alcuni dei progetti messi a punto dall’azienda negli ultimi anni per avere una conferma di quanto premesso: nel 2016 il robot collaborativo Aura, con potenti sensori di prossimità; nel 2017 la so- luzione laser ibrida Lhyte e Agile 1500, il primo AGV di Casa Comau; nel 2018, Mate, l’esoschele- tro sviluppato in collaborazione con Össur, azienda islandese e Iuvo, spin-off italiana del BioRobotics Institute della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Di questo passato recente e del futuro prossimo di Comau, abbiamo parlato con Duilio Amico, Marketing and Network Development Director. Comau è nata e si è strutturata nell’automotive, un mercato per molti versi maturo. Oggi guardate anche altrove, vi state trasformando? “Da anni ormai noi guardiamo alla General Indu- stry, abbiamo un network di integratori (300) e di- stributori (40) nel mondo con i quali lavoriamo in modo sinergico. Sappiamo che l’Automotive, per quanto importante, è un settore molto maturo e che fuori da questo c’è un mondo molto variegato, in ebollizione. Oggi è possibile inserire un robot in quasi qualsiasi processo produttivo. In questo mer- cato noi operiamo come produttori di robot. E la- sciamo ai nostri systems integrator, piccole medie aziende italiane, eccellenze straordinarie nell’am- bito dell’automazione, specializzate nel food, nella logistica, nella metallurgia, nella lavorazione del marmo, in tanti altri settori, il rapporto con il cliente finale. Noi lavoriamo bene sui grandi pro- getti, impianti da 1.200 macchine al mese; su quelli piccoli, dove s’installano 1, 2, 5, 10 robot, alla fine risultiamo troppo ingombranti e grossi”. Quindi i systems integrator sono diventati strategici... “Un tempo il rapporto con i systems integrator era semplicemente di fornitura, il nostro sogno è tra- sformarlo in qualcosa di più intenso, con scambi di competenze e di capacità di marketing. Vogliamo creare un rapporto biunivoco con i systems inte- grator che collaborano con noi, vogliamo dare loro visibilità sulla nostra piattaforma e affiancarli nelle visite al cliente. Non si vende un robot dicendo semplicemente che fa ‘pick and place’, ma parlando la lingua di chi svolge quel dato lavoro, che sia il marmista o il produttore di snack, l’impacchetta- tore di candele o chi fa editoria”. Se le dico Digital Transformation, che cosa mi risponde? “C’è un trend molto forte, che è quello della elettri- fication, dell’ibridazione dei motori, che noi stiamo percorrendo con intensità e convinzione. Uno dei progetti più recenti che abbiamo realizzato ha coinvolto Leclanché. La storica società francese attualmente sta elettrificando i battelli, le navi. Queste rappresentano una forma d’inquinamento molto concentrata e molto pesante, considerate le cilindrate pazzesche dei loro motori. E renderle ‘verdi’ è una sfida estremamente impegnativa. Con Leclanché stiamo portando avanti un progetto per la produzione su scala industriale di sistemi di ac- cumulo dell’energia che dovrebbero contribuire ad accelerare la transizione del trasporto marittimo verso soluzioni energetiche più sostenibili. Noi as- sembliamo moduli di batterie, pochette o cilindri, a seconda dell’alloggiamento che andranno a oc- cupare. Si tratta delle unità elementari che costi- tuiscono le batterie. Nel caso delle navi si tratta di formati tutto sommato standard, perché nelle navi lo spazio non manca. Nell’automotive, ovviamente lo spazio a disposizione è ben diverso. Tesla, per fare un esempio, mette batterie anche nei braccioli, ovunque sia possibile. Nell’automotive, comunque, gli investimenti sono inferiori rispetto a ciò che si percepisce. Il motore ICE tradizionale, come viene chiamato in gergo il motore a combustione interna, è ancora un ele-

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