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30 rmo ottobre 2019 INCHIESTA Università e industria. Per Carlo Mapelli, professore Steel and steel plants Politecnico di Milano: “L’Uni- versità può fare molto, anche dal punto di vista della formazione dei nuovi tecnici, e lo fa. Il Politecnico di Milano deve sua la sua in ingegneria meccanica (terza in Europa per importanza e settima al mondo) al fatto di stringere collaborazioni quotidianamente con attori sia di filiera siderurgica che della mobilità. Realizza qui un concetto, per cui gruppi organizzati vincenti sono quelli dove vi è una molteplicità di esperienze. Ci sono docenti che sono depositari di questa tradizione che imparano ogni giorno, affiancati da giovani che fanno ricerca a interno di programmi finanziati. Programmi di collaborazione con le Università che molti non sanno nemmeno esistono, e che sarebbe bene invece aprire e sviluppare”. Deve esserci unione della tradizione - sostiene il professore - con le idee nuove portate da studenti. “Lavoriamo con diversi produttori e trasfor- matori sia per migliorare gli acciai - perché vengono impiegati diversi acciai - continua Mapelli - ciascuno per ogni parte che compone la scocca di un’auto. Su questi ci sono margini di miglioramento che sono an- cora inespressi, e anche nuove tipologie di acciaio che entrano su mercato. Parlo degli acciai ad alto conte- nuto di manganese dei sud coreani, che li hanno svi- luppati, e ne producono per ora solo un milione di tonnellate l’anno, che hanno 1.000 mega Pascal di snervamento e si allungano ancora del 32%. Hanno lo stesso rapporto resistenza/peso di una lega di titanio, ma costano 10 volte meno del titanio”. Oltre a for- nire le supercar, Mapelli puntualizza che è importante pensare a fornire un segmento della classe media, un mezzo di mobilità necessario. E aggiunge che ad oggi non esiste una alternativa valida all’acciaio in termini di prestazioni tecniche ed economiche. Mobilità condivisa. Andrea Gibelli, presidente Ferro- vie Nord Milano, parla di una disciplina chiamata con- nettografia, che studia il successo di alcune aree del mondo rispetto ad altre e che danno direzione di dove mondo va. Il futuro dei trasporti si determinerà a livello più ampio. “Ci sono costanti che non ci permettono di prevedere quando ci sarà un significativo cambiamento da punto di vista storico. Ma ci sono delle tendenze che ragionevolmente possono dare indicazioni. Da qui al 2050 in UE il 50% della popolazione vivrà nelle co- siddette megacity - dice il presidente di FNM -. Non si può pensare alla mobilità senza un piano integrato che consenta alle persone di muoversi in modo efficiente su lunghe distanze”. Gibelli aggiunge che oggi fare squa- dra significa non costruire più cluster altamente specia- lizzati, ma sistemi altamente competitivi che dialogano tra loro in modo non competitivo. “Non ci sarà com- petitività tra chi sposa mobilità pubblica e chi quella privata. Ci sarà invece ‘iperspecializzazione’ in un certo settore della mobilità collettiva, e non più pubblica, o per meglio dire condivisa, e l’ultimo miglio, che rappre- senta il collegamento tra casa e stazione che è un tipo di mobilità più legata all’individuo”, continua. Vanno costruite delle filiere di mobilità e questa forma di col- laborazione deve trovare il materiale più appropriato per ciascun segmento del servizio di connessione all’in- terno di sistemi urbani complessi. Mobilità su rotaie. La mobilità è anche garantita dai treni. Secondo Gibelli: “A livello lombardo preve-

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