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28 rmo maggio2019 L ’ acquisizione di competenze è parte integrante dell’innovazione e dello sviluppo, non solo eco- nomico; a maggior ragione in un contesto come quello della ‘quarta rivoluzione industriale’. La crescente necessità di profili specializzati da parte del mercato del lavoro, presuppone che fare formazione oggi significhi anche tenere conto dei bisogni reali delle imprese, in una fase come l’attuale, dominata dalla ra- pida evoluzione tecnologica e dalla digitalizzazione. Spesso, nei numerosi convegni e dibattiti dedicati a questi temi, si tende a spostare l’attenzione sulle ca- renze imputabili alla formazione pubblica. I dati Istat dicono che, anche negli anni di crescita (2015/2016) sono raddoppiati i laureati ‘in fuga’ dai nostri confini da tutte le regioni italiane, con una ‘perdita’ di migliaia di ‘cervelli’. Una perdita particolarmente spiacevole per un Paese che, purtuttavia, investe il 4% del suo PIL in istruzione. Dando per scontato che questi giovani siano persone valide (altrimenti, crediamo, all’estero non li prenderebbero) perché non vengono intercettati dalle nostre imprese? In un contesto come l’attuale, dominato dalla rapida evoluzione tecnologica e dalla digitalizzazione, cresce la necessità di avere persone sempre più specializzate da immettere nella produzione. Ecco allora che la formazione si concretizza come strumento indispensabile dello sviluppo. Abbiamo raccolto i pareri e le esperienze di alcuni autorevoli protagonisti INCHIESTA In questo articolo non vogliamo certo affrontare e svi- scerare questi argomenti, altre sono le sedi, ma ci in- teressa, una volta tratteggiato lo scenario generale in cui ci si muove, focalizzare l’attenzione su come alcune importanti aziende affrontino il problema, dando loro direttamente la parola. Decisioni veloci. “Caratteristiche fondamentali delle nuove tecnologie sono disponibilità e velocità dell’in- formazione - dice Alessandro Berzolla, chief opera- tions officer di Dallara - di conseguenza, c’è la forte necessità di avere persone competenti nel prendere decisioni autonomamente senza percorrere tutti i li- velli della scala gerarchica dell’organizzazione. Que- sto implica un nuovo profilo professionale capace di analizzare la grande quantità di dati che la tecnologia rende disponibili, di sintetizzarli e di giungere a con- clusioni in tempi brevi. Dall’altro lato, le nuove tecno- logie portano a un aumento dell’integrazione tra le diverse fasi aziendali (interne all’azienda/Gruppo) e tra l’impresa e il mondo esterno (fornitori, clienti). Quindi di Daniele Pascucci Formare competenze nella Smart Factory
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