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23 rmo aprile 2019 frontare è quella della innovazione di prodotto e di processo. Un passaggio reso ancora più necessario dal fatto che restare fermi sarebbe stato esiziale per il fu- turo delle singole aziende e del comparto tutto, vista la grande attività di innovazione sviluppata dalla con- correnza internazionale. Qui le imprese produttrici di machine utensili hanno reagito molto velocemente e ben comprendendo che era proprio quella la strada da perseguire. Un percorso che i costruttori di mac- chine utensili hanno fatto in modo autonomo e che invece i loro clienti nazionali hanno ritardato a intra- prendere. Ovviamente con le dovute eccezioni e le eccellenze che hanno comunque proseguito in una marcia di investimenti che non ha conosciuto quasi mai sosta. Il grosso del mercato della macchina uten- sile però si era trasformato in un mercato di sosti- tuzione o di acquisizione in funzione esclusiva di un progetto. Questo ha rallentato l’innovazione sponta- nea delle aziende utilizzatrici per alcuni anni. Credit crunch e Paesi emergenti hanno messo a dura prova i settori utilizzatori. La svolta però c’è stata ed è stata netta e chiara ed è legata alle scelte di aiutare con super e iper ammortamento gli imprenditori dispo- sti a investire in innovazione tecnologica. Una vera e propria spinta al rinnovo del parco macchine che in Italia, come era stato ripetutamente segnalato negli anni precedenti, era drammaticamente invecchiato e quindi stava erodendo competitività al sistema pro- duttivo. Spinta vigorosa che si è subito fatta sentire. Tanto che mentre il mercato interno della macchina utensile cresceva in doppia cifra con costanza, anche i costruttori nazionali spostavano il loro interesse verso lo sbocco domestico riducendo la quota percentuale di fatturato all’estero che comunque è sempre rima- di essere estremamente flessibili nelle risposte al mercato. Riuscendo così a intercettare una variabilità della domanda piuttosto evidente. Parlavamo di 2008 e 2009 come degli anni della grande crisi e i numeri lo dimostrano: nel 2008 il fatturato dei costruttori nazionali di macchine utensili era attestato su circa 4,7 miliardi di euro, nel 2009 questo dato piombava a 3,3 miliardi scarsi. Una doccia gelata che le aziende italiane della macchina utensile sono state in grado di gestire anche grazie a una struttura finanziaria ade- guata e a una capitalizzazione decisamente rilevante. Infatti, in questi anni e soprattutto nel periodo di massima crisi il rapporto fra patrimonio netto e in- debitamento non ha mai superato quota 0,6. Ciò si- gnifica che le aziende hanno mantenuto un livello che ha permesso loro di affrontare la crisi e di pro- grammare ed effettuare investimenti importanti. Si sono adeguate senza problemi particolari all’idea che si debba essere anti ciclici negli investimenti. Un altro aspetto interessante da tenere inconsiderazione per quanto riguarda il mondo della macchina utensile è la grande frammentazione delle aziende di dimen- sioni minori. Infatti, queste sono quasi la metà delle aziende ma non raggiungono il 10% del fatturato di settore. Ciononostante le dimensioni aziendali sono cresciute sensibilmente, tanto che oggi la quota di aziende produttrici di macchine utensili che hanno un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro è sostan- zialmente modesta. Il grosso si concentra quindi fra 10 e 100 milioni di fatturato, una dimensione che ha sì permesso di affrontare la crisi e di investire, ma al tempo stesso ha imposto grande fatica e grande la- voro per cercare di recuperare, attraverso una crescita più strutturale, quello che era stato perso nel 2009. Innovare e digitalizzare. La strada che tutti i pro- tagonisti del mercato si sono trovati a dovere af-
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