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17 rmo gennaio/febbraio 2019 Dottor Pessina, prima di ripercorrere le tappe che hanno caratterizzato questo centenario che effetto le fa guardare a ritroso la storia di Monzesi? Una storia che ha visto tre generazioni della sua famiglia alla guida? “Certamente è un’enorme emozione guardare a ritroso questo secolo di storia di Monzesi. Emo- zionante perché sono tre generazioni della mia famiglia che l’hanno costruita e fatta crescere. E ognuno di queste generazioni ha lasciato un’im- pronta peculiare. Ma mi lasci dire che è anche emo- zionante guardare l’orizzonte e scrivere il futuro dell’azienda”. Partiamo allora dall’inizio, come nasce la storia di Monzesi? “Monzesi nasce subito al termine del primo con- flitto mondiale su iniziativa del signor Rossi che apre l’Officina Meccanica Monzesi in accomandita semplice. Era un’azienda che eseguiva lavorazioni conto terzi. Inizialmente produceva affettatrici per salumi, quindi costruiva macchine utensili conto terzi. Tant’è che la prima rettificatrice senza centri è stata costruita secondo le direttive di un’utensi- leria che si chiamava Tavolazzi Fumagalli. Infatti è marchiata Uitf - Utensileria Italiana Tavolazzi Fumagalli. Prima dell’inizio della seconda guerra industriale, era il 1939, viene assunto mio nonno - Giovanni Salvioni - come perito industriale. Nel giro di una settimana mio nonno progetta quello che poi diventerà famoso come cambio Norton nei torni. L’avvento del conflitto mondiale ha rallen- tato l’attività di tutte le aziende. Nel dopoguerra mio nonno ha progettato le vere rettificatrici senza centri, che aveva già iniziato a disegnare prima del conflitto mondiale. Da allora l’azienda ha comin- ciato a costruire le rettificatrici senza centri”. Il dopoguerra è un periodo di svolta per Monzesi. Segna l’inizio della guida dell’azienda da parte della vostra famiglia con l’acquisto da parte di suo nonno: da dipendente ne diventa proprietario. E accade in un modo quasi romanzesco “Si. Il passaggio dell’azienda a mio nonno si colora di tratti degni di quel romanticismo che ha scritto la storia di tante imprese del nostro Paese nel passato. E che a ripensarci è emozionante. Arrivato a una certa età il signor Rossi, voleva mettere in vendita l’azienda. Mio nonno e un altro socio, Stefano Sala, si proposero per ritirarla. Ma alla domanda ‘cosa avete per acquistarla?’ la risposta di mio nonno fu ‘non ho altro che quattro figli’, nel senso che non aveva proprio economicamente nulla. A quel punto il signor Rossi chiese a mio nonno di dimostrargli che Nella prima foto in alto, Giovanni Salvioni e Stefano Sala (1962). Nella foto centrale, Angela e Gianluigi Salvioni (1990). Nella foto sopra, Giovanni Salvioni e Riccardo Pessina (1985, 2019).

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