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67 rmo novembre/dicembre 2018 zioni da parte degli operatori. Il sistema è quindi in grado di prendere decisioni in automatico, giudicando ad esempio se la parte è buona, se deve essere rilavo- rata o se è richiesta un’escalation all’engineering o una notifica al supervisore. “Un altro importante beneficio che si può ottenere è cercare di restare aderenti alla schedulazione - continua Pazzini -, in quanto ritardi nello shop floor comportano diversi problemi su di- verse dimensioni, ad esempio in termini di re-working, a livello del personale qualificato che finisce il turno o della supply chain, con materiali che resteranno par- cheggiati da qualche parte. Siamo quindi in grado di proiettare questi ritardi nel sistema di schedulazione presente nella nostra suite, per procedere a un’oppor- tuna rischedulazione, cercando sempre di indirizzare il tutto nel senso di una collaborazione tra i vari diparti- menti, per avere il massimo dei benefici”. L’importanza del change management. In un pro- getto di trasformazione digitale, è essenziale che le aziende siano consapevoli che la digitalizzazione è uno strumento che permette di lavorare in una maniera nuova e diversa. “Per cominciare il viaggio di digita- lizzazione, spesso partire dall’efficienza degli asset è un ottimo modo per capire dove sono effettivamente i problemi e intraprendere un percorso di empower- ment e revisione dei processi - spiega Pazzini -. Da parte delle aziende occorre quindi una forte domain expertise e disporre di un template chiaro dei processi aziendali, e la capacità di rimettere in discussione un po’ tutti i processi aziendali. In questo è fondamen- tale che la gestione del cambiamento venga dall’alto, coinvolgendo anche il management e le figure de- cisionali”. Nel mondo, aziende in tutti i mercati e in tutti i settori stanno attualmente investendo in queste tecnologie: il settore automotive è sicuramente il più avanzato e trascina con sé tutti i principali fornitori. Aerospace & defence sono tra i fautori dei progetti più ambiziosi, in quanto non avendo mai investito in digitalizzazione si trovano oggi a dover fare il salto più grande, passando da processi degli anni 70-80 al XXI secolo. Seguono quindi il settore heavy machinery e il repetitive manufacturing, che oggi traccia il singolo pezzo, ma sfruttando dei follow up dei dati dallo shop floor mirato a dare rappresentazioni più statistiche dei difetti su cui poi intervenire. “All’estero, in generale le aziende sono più avanti di noi italiani nell’approc- cio alla digitalizzazione - conclude quindi Pazzini -, e investono non perché ci sono in gioco delle agevola- zioni da parte del Governo, ma perché ci credono. In Italia manca questa cultura digitale e la creatività che è il nostro grande pregio qui si rivela anche un limite: noi italiani pensiamo sempre di poter risolvere tutto in qualche modo e non ci preoccupiamo di prevenire i problemi. Mentre investire in innovazione e competiti- vità, implementando delle soluzioni digitali strutturali che aiutano a prevenire i problemi, oggi è la condi- zione per continuare a restare e crescere sui mercati”. @marcocyn In un progetto di trasformazione digitale diventa essenziale che le aziende siano consapevoli che la digitalizzazione è uno strumento che permette di lavorare in modo nuovo e diverso.

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