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65 rmo novembre/dicembre 2018 Software per la gestione digitale dell’intero ciclo di vita del prodotto, pertiene alla gestione dei processi che avvengono nello shop floor. Dalla parte dedicata a generare il digital twin del prodotto, il MOM riceve le informazioni che alimentano il gemello digitale della produzione, che in uscita andrà a completare il ciclo con il digital twin delle performance. Alla base, la piattaforma Teamcenter funge quindi da backbone di comunicazione per garantire il coordi- namento e il flusso digitale ininterrotto dei dati tra le diverse componenti della suite PLM. “Il mondo del machinery è una delle aree in cui stiamo investendo maggiormente - racconta Maurizio Pazzini, Vice Pre- sident Technical Enablement and Product Support di Siemens PLM Software -, un ambiente dove c’è poca automazione e che è ancora molto ‘human driven’. In L’interesse del cliente al centro Nell’ampia e articolata offerta PLM di Siemens, Gian Luca Sacco, marketing director Emea di Siemens PLM Software (in foto), individua due principali tipologie di prodotti, quelli mirati alla produttività individuale e quelli di trasformazione digitale. Questi ultimi comportano un cambiamento nei processi e nei modi di lavorare, e hanno un respiro trasversale alle diverse funzioni aziendali, in quanto tutte vengono toccate a vario titolo dai cambiamenti. Ne discende un approccio di Siemens al business tipicamente consulenziale, come spiega Sacco: “Siemens è un’azienda che ha 170 anni, con attività produttive globali in tutti i settori industriali. Ciò ci consente non solo di avere esperienze e profondo know-how di tutti i processi, ma anche di avere le spalle ben coperte per poter sviluppare delle partnership con i clienti che durano nel tempo. Ho visto spesso l’azienda lavorare andando oltre il budget stabilito per un progetto, perché per noi quello che importa è portare il cliente a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, ottenendo benefici dalle nostre soluzioni. E per fare questo noi accompagniamo per mano i clienti, senza lasciarli mai da soli. Ed è qualcosa di cui un’azienda deve essere ben consapevole quando investe in una soluzione PLM, perché sta investendo in qualcosa che porta dei cambiamenti nei suoi modi di lavorare”. Quello che più ostacola la digitalizzazione in Italia, prosegue quindi Sacco, è l’idea che certe soluzioni vadano bene solo per le grandi Corporation, che le adottano per far fronte a complessità e customizzazione crescenti. La verità è che i problemi sono gli stessi per tutti, e che anzi le PMI dovrebbero prendere spunto dalle best practice sviluppate dalle grandi aziende, imitandole e approfittando delle enormi risorse che quelle vi hanno speso. Tenendo inoltre presente che la licenza che implementa Fiat o Boeing è la stessa che viene acquistata da una piccola azienda di due persone, che potrà poi crescere aggiungendo nuove licenze all’occorrenza. “In Italia alle aziende manca la cultura digitale per capire la necessità e le opportunità insite nel change management - dice infine Sacco -. La difficoltà che incontriamo è ben esemplificata dal machinery, che in Italia vanta moltissimi OEM di grande successo che esportano in tutto il mondo: far capire che occorre aggiustare qualcosa che non è rotto non è facile. La verità è che si tratta di una questione di esistenza e di sopravvivenza delle aziende, perché vi sono enormi spazi di ottimizzazione, dal commissioning virtuale delle macchine, che taglia i tempi nella fase più costosa del ciclo di vita del prodotto, alla standardizzazione nella progettazione di macchine speciali, dove pure ci sono moltissime porzioni di progetto che possono essere riutilizzate, con ricadute positive dalla manutenzione alla supply chain. Ottimizzazioni che saranno decisive per la competitività e la futura crescita di queste aziende sui mercati globali”. Maurizio Pazzini è Vice President Technical Enablement and Product Support di Siemens PLM Software.

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