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INCHIESTA 46 rmo novembre/dicembre 2018 capacità di limitare la creazione di condense e fumo, contribuisce a migliorare l’ambiente di lavoro soddi- sfacendo le esigenze di sicurezza mantenendo presta- zioni di lubrificazione ottimali”. A ciò è strettamente connessa la componente etica, per cui un’azienda che impiega prodotti a base vegetale è ben vista dalle aziende di controllo sanitario locali, per cui i controlli sugli ambienti di lavoro e delle condizioni degli ope- ratori saranno meno fiscali. “Il rischio di incendio, di fumi e di nebbie di un olio intero a base vegetale è inoltre infinitamente minore rispetto a uno a base mi- nerale - dice quindi Bassi -. A guadagnarci sono pro- duttività e automazione, in accordo con la tendenza a impiegare macchine automatizzate, con produzione su tre turni e non presidiate e con rischi molto più bassi per l’imprenditore”. Ecologia per ogni applicazione. Sul fronte appli- cazioni, Bassi spiega come i precursori nell’uso di oli interi a base vegetale siano stati l’ingranaggeria e la rettifica, già una quindicina di anni fa con i primi pro- dotti sviluppati da Blaser, cui circa 7-8 anni dopo sono seguiti gli emulsionabili. “Questi prodotti, essendo molto prestazionali e abbassando il consumo dell’u- tensile, sono indirizzati a chi fa produttività elevate con materiali complicati quali acciai speciali, titanio, inconel e leghe, e quindi aeronautica e automotive”, indica Bassi. La varietà di formulazioni oggi disponi- bili fa però sì che i prodotti a base vegetale coprano ormai tutte le aree di mercato, con anche prodotti a base vegetale a prezzi più bassi che offrono la stabi- lità in vasca necessaria ai tanti contoterzisti che ope- rano in Italia, per produzioni e lotti che cambiano di continuo. “Per motivi di destinazione d’uso dei pezzi lavorati, anche il settore biomedicale è stato uno tra i primi a ricorrere all’utilizzo di tecnologie di lubrifi- cazione vegetali - aggiunge Bellini -. Questo è stato anche il caso di settori come l’industria alimentare e farmaceutica. A livello sistemico, stiamo vivendo un momento di crescente sensibilizzazione della me- talmeccanica nel suo complesso, tanto più marcato quanto più significativa è l’esposizione ai lubrificanti degli operatori del settore”. La domanda di soluzioni eco-friendly per Muscetta è quindi principalmente sostenuta dai settori industriali che operano in am- bienti ecologicamente sensibili: “Esempio ne sono gli ambienti marini, dove le normative statunitensi impongono l’utilizzo di prodotti EAL (environmental acceptable lubricant), tra i quali rientrano i prodotti registrati European Ecolabel. Nell’ambito dei prodotti EAL, ENI ha sviluppato un olio idraulico ENI Arnica EAL 46 rispondente ai criteri fissati dal European Ecolabel. In Italia mostrano infine una sensibilità cre- scente verso questi prodotti le società operanti nei servizi di igiene urbana, per la lubrificazione dei circu- iti idraulici di idropulitrici e compattatori, esposti al ri- schio di sversamenti accidentali”. È infine presumibile pensare che ad aumentare la sostenibilità delle ap- plicazioni di lubrificazione darà un contributo anche Industria 4.0, che grazie alle funzioni di auto diagno- stica e di monitoraggio delle macchine consentirà un controllo continuo delle performance dei fluidi lubrificanti, ottimizzandone i tempi di sostituzione e riducendo i consumi per una migliore efficienza sotto il profilo ambientale. @marcocyn FOTO CASTROL FOTO SHELL
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