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PRIMO PIANO I giovani di oggi forse lo sanno già e sono suffi- cientemente flessibili nel comprendere e proget- tare una strategia evoluta, ma quanto è permesso loro, in azienda, di essere così autorevoli? E quanto è concesso loro di continuare a esprimere ottimi- smo? “I giovani ingegneri sanno tutto sulle novità tecnologiche mentre noi più in là negli anni non sappiamo come interagire o gestirle, ma abbiamo la mente per capire queste novità - sottolinea Gius- sani - e chiederei ai miei collaboratori più stretti di dare un occhio importante al mantenimento dell’entusiasmo dei giovani che arrivano in azienda, che siano parte di essa e del know-how che rappre- senta”. Curiosità per ritrovarsi. Nelle aziende italiane andrebbe rinfrescata la voglia dei manager più na- vigati di osservare con curiosità cosa succede fuori dalle mura della loro impresa. Spesso, chi vive da molti anni in azienda, fatica ad ascoltare e perce- pire che anche le giovani leve possono avere idee brillanti: il capo non curioso rappresenta un han- dicap per la società, il capo che non capisce che oggi gli strumenti di comunicazione spaziano dalla carta al social network, dalle fiere ai siti Internet, fa un danno a se stesso e all’impresa. In Italia vi è l’invasione di giovani ingegneri stranieri che hanno capito con più determinazione quali ‘caselle occu- pare’ perché le loro università hanno fatto scuola di vita insegnando loro che il periodo di studi non è un parcheggio ma un vero e proprio mestiere. Orgoglio di appartenenza che va predicato, tra- smesso e incoraggiato. Giussani è una persona che trasmette e riceve entusiasmo ed è una persona che ha capito che il giovane in azienda ha bisogno ‘di una pacca sulla spalla’ e di un coinvolgimento nelle discussioni e nelle decisioni. In un ipotetico gioco di scambio di ruoli, abbiamo chiesto ai due protagonisti di mettersi in gioco. Se da un lato, Giussani, parla di dialogo con i supe- riori attraverso nuove idee, Falzetti parla di un ra- dicale cambio di mentalità: “Se avessi esperienza decennale smorzerei l’idea di essere già arrivato, di sapere tutto e cercherei di fidarmi e affidarmi al giovane, cercando di avere la mente aperta sul fatto che una certa idea possa anche essere vin- cente. È un male assoluto dare per scontato che una novità non porti giovamento solo perché fino a quel momento si è proceduto lungo una stessa ‘sicura’ strada. La mentalità di certi manager di de- cennale esperienza rischia di azzoppare il progresso di una nuova era - spiega Falzetti - quindi va bene proteggere il know-how aziendale che, oggi, attra- verso i cyberattachi diventa ancora più vulnerabile, ma se si vuole progredire bisogna rischiare e inve- stire in sistemi di sicurezza sempre più sofisticati”. In Rösler Italiana questo messaggio è passato. Falzetti spiega che la procedura di tutela dei dati è delicata, richiede tempo perché dalla casa madre partono direttive che, a cascata, arrivano alle filiali e alle branch, ma la consapevolezza che il passo è da farsi c’è. Grazie anche al supporto di specialisti esterni che sanno indirizzare al meglio le decisioni Angelo Falzetti: “L’Additive Manufacturing permette l’ottenimento di manufatti con geometrie complesse che spesso però richiedono finiture superficiali di avanguardia che la nostra società è in grado di realizzare”. Alessandro Giussani: “In dieci anni abbiamo portato in azienda, dall’università, circa una decina di ingegneri di cui sei o sette sono rimasti in azienda da noi come dipendenti”. 82 rmo ottobre 2017
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