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56 rmo ottobre 2018 INCHIESTA Un ulteriore elemento di analisi può essere ricavato dalla presenza di criticità nella disponibilità di compe- tenze del proprio personale. In prima battuta i risultati potrebbero sembrare contro intuitivi: le imprese ‘tradi- zionali’ segnalano una minore presenza di criticità nelle competenze. Si tratta, in realtà, della conferma di un profilo di debolezza strutturale che vede tali imprese meno capaci di identificare le proprie aree di criticità e le conseguenti esigenze di rafforzamento. Al profilo delle imprese con programmi futuri nel campo dell’In- dustria 4.0 si associa una maggiore presenza di carenze non ancora risolte: esse toccano il 10,6% dei soggetti con riferimento alle competenze manageriali, per ar- rivare al 22,4% nel campo delle competenze tecnico/ professionali specialistiche e al 16,3% con riferimento all’implementazione delle tecnologie 4.0. Al di là delle criticità identificate ma non superate è interessante osservare il comportamento di quelle imprese che al contrario sono riuscite a risolvere le lacune presenti. Le imprese coinvolte nel nuovo paradigma tecnologico (anche quelle con interventi previsti in futuro) mostrano un elevato dinamismo: il 22,9% ha superato criticità le- gate alle competenze tecnico-professionali, il 15,0% a quelle di tipo manageriale, il 13,9% ha migliorato la preparazione nelle lingue straniere, l’11,7% le capacità di guidare i processi 4.0 e il 10,2% le competenze legate all’utilizzo e allo sfruttamento dei Big Data. Per il superamento delle carenze le imprese ricorrono prevalentemente a interventi di formazione del capitale umano (43,6%) e all’acquisizione di servizi all’esterno (37,7%). Il 26,2% delle imprese non ha ancora realiz- zato alcuna azione correttiva, mentre solo il 17,7% ha avviato nuove assunzioni. Dal punto di vista dimensio- nale emergono alcune differenze sostanziali: le imprese di maggiori dimensioni ricorrono in prevalenza alla for- mazione del personale e a nuove assunzioni, mentre le micro e piccole imprese, oltre alla formazione, ricorrono in misura relativamente maggiore all’acquisto di servizi e a collaborazioni esterne. L’utilizzo di strumenti agevolati. In questo scenario il ruolo delle politiche di incentivazione fiscale sembra essere stato incisivo. Un elemento di interesse può es- sere ricavato dall’analisi del numero di agevolazioni utilizzate, dove si evidenzia un’elevata propensione al cumulo degli incentivi tra le imprese coinvolte, attual- mente o nel prossimo futuro. Il 57,5% delle imprese 4.0 che sono state agevolate ha avuto accesso ad almeno due incentivi (il 54,4% tra le imprese con interventi fu- turi nel campo 4.0), nel 27,9%dei casi ad almeno tre mi- sure (18,4%). Da un’analisi più puntuale emerge come un’elevata quota di imprese abbia utilizzato almeno due interventi tra quelli previsti nel Piano Nazionale Impresa 4.0. Se, invece, si considerano le imprese tra- dizionali che hanno ricevuto agevolazioni, nel 70% dei casi esse hanno usufruito di un solo strumento di aiuto. Un’altra indicazione può essere ricercata nelle caratteri- stiche di rilievo delle imprese che hanno beneficiato di due tra i principali strumenti per favorire la trasforma- zione tecnologica e digitale: il credito d’imposta per la ricerca e gli strumenti fiscali di supervalutazione degli investimenti (iper e super-ammortamento). Le due tipo- logie di agevolazioni considerate hanno sostenuto gli sforzi di upgrading tecnologico e competitivo di tutti e tre i profili in esame, non solo quelli delle imprese che già impiegano le tecnologie 4.0. L’utilizzo dei due incentivi è associato a un profilo di maggiore dinamismo strategico sulla base di tutti gli indicatori selezionati, mostrando un capacità discriminante maggiore proprio tra le imprese tradizionali e tra quelle in transizione verso le tecnologie

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