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55 rmo ottobre 2018 superano il 20% tra le imprese con oltre 250 addetti. L’incrocio evidenzia il forte grado di associazione tra i due fenomeni: le imprese tradizionali con scarsissima probabilità realizzeranno interventi 4.0 nel prossimo triennio. Al contrario, le imprese che attualmente usu- fruiscono delle tecnologie 4.0 hanno una probabilità elevata di ampliare nel prossimo futuro il set di tecnolo- gie 4.0 impiegate. Inoltre, le imprese che hanno in pro- gramma interventi, con elevata probabilità lo faranno su un insieme ampio di tecnologie, in molti casi attra- verso l’introduzione di almeno tre applicazioni. Anche tra le imprese che sono coinvolte limitatamente, esiste un segmento non marginale di soggetti che è in transi- zione verso il nuovo paradigma di fabbrica intelligente. Propensione innovativa e criticità presenti. Le im- prese 4.0 sono sensibilmente più grandi rispetto alle altre aziende considerate, pur interessando un numero molto elevato di PMI: il numero di addetti medio, in- fatti, è di 30,1 unità a fronte dei 12,3 per le imprese che hanno in programma interventi futuri e dei 6,7 delle imprese ‘tradizionali’. Nonostante la maggiore dimensione, il profilo tipico delle imprese 4.0 si col- loca all’interno della fascia delle ‘piccole’ imprese, con valori mediani che sono addirittura entro la soglia dei 10 addetti. Alla maggiore dimensione si associa la presenza di un management mediamente più giovane e qualificato. Più precisamente, i dirigenti apicali in possesso di un ti- tolo di laurea rappresentano il 28,9% del totale dei ma- nager tra le imprese 4.0 a fronte del 15% rilevato tra le imprese tradizionali (16,1% tra quelle che hanno inter- venti in programma). Se si considera l’età, il 43,6% dei dirigenti di vertice delle imprese 4.0 ha meno di 50 anni, contro il 38,2% delle imprese non attive nel campo 4.0. Il 41,6%, infine, ha avuto esperienze precedenti in altre aziende, mentre nel caso delle imprese tradizionali il dato cala al 36,2%. rispetto al 3,1%), la Nuova Sabatini (19,8% rispetto al 4,7%) e i fondi di garanzia (11,3% rispetto al 2,8%). La diffusione del fenomeno. Il coinvolgimento nelle tecnologie 4.0 è caratterizzato da una distinzione piut- tosto marcata a seconda che si considerino le tecnolo- gie più strettamente connesse alla produzione (robot interconnessi, manifattura additiva, simulazioni, realtà aumentata e materiali intelligenti) o quelle rappresen- tative dello sfruttamento intensivo di informazioni e dati (integrazione orizzontale o verticale delle informa- zioni, cloud, big data, analytics ecc.). Poco meno della metà delle imprese 4.0 utilizza solo le tecnologie di gestione dei dati acquisiti lungo la catena produttiva, il 36% è invece attivo sia nelle tecnologie che riguardano il processo produttivo in senso stretto (incluse le attività di progettazione e simulazione) sia nella gestione dei dati. Il profilo delle imprese 4.0 che utilizzano esclusivamente le tecnologie produttive, senza quelle relative ai dati, appare relativamente re- siduale (16,0%). Il modello ‘solo tecnologie dati’ è pre- valente nelle micro e piccolissime imprese, mentre oltre la soglia dei 50 addetti diventa maggioritario il modello che vede sfruttare contemporaneamente le due tipo- logie considerate, con percentuali pari al 50% nel caso delle medie imprese e al 69,2% nelle grandi. Entrando più nel dettaglio delle singole tecnologie impiegate, in termini di orientamento tecnologico la cyber security, l’integrazione orizzontale delle infor- mazioni e l’Internet delle cose rappresentano l’am- bito più diffuso per gli investimenti aziendali. Tra le imprese di media e grande dimensione, gli investi- menti più diffusi riguardano la sicurezza informatica e l’integrazione, sia verticale che orizzontale, delle informazioni. L’impiego di robot collaborativi, delle stampanti 3D e delle simulazioni virtuali trovano una diffusione relativamente apprezzabile soltanto presso le imprese più strutturate, con percentuali che

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