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60 rmo settembre 2018 EVENTI Non ha utilizzato i provvedimenti (53,5%). Ri- spetto al campione intervistato, più della metà delle imprese metalmeccaniche italiane (53,5%) pare non essere stata coinvolta dall’opportunità di rinnova- mento del parco macchine e trasformazione degli stabilimenti in chiave digitale. Con riferimento ai sin- goli segmenti, ad essere escluse da questo processo sono anzitutto le micro imprese (con fatturato fino a 2 milioni di euro) e, in generale, le aziende del Sud e Isole. La quota di imprese del Sud e Isole che ha utilizzato gli incentivi è pari a circa il 40%, ben al di sotto della media totale risultata pari a 46,5%. Le ragioni sottese ai mancati investimenti sono per lo più riconducibili alla non necessità di acquisire nuovi macchinari e all’assenza di una programmazione di nuovi investimenti. Riguardo alla propensione futura, il 38% di quanti non hanno investito in passato non ha intenzione di investire in futuro. Dall’indagine emergono sostanzialmente due indica- zioni. La prima è che esiste una sacca decisamente ampia, che possiamo quantificare nella metà della popolazione di aziende, che non è stata lambita dalla ‘quarta rivoluzione industriale’, intendendo con ciò le imprese che, nel 2017, non hanno fatto alcun tipo di investimento in nuove tecnologie di produzione, siano esse acquistate/ordinate in regime di super o di iperammortamento. La seconda considerazione, è che le imprese che hanno fatto (o faranno) inve- stimenti in questo biennio hanno preferito acquisire macchine dotate di tecnologie digitali. Buona parte delle imprese che ha fatto investimenti in nuove tec- nologie prevede di fare nuovi investimenti anche in futuro. Di contro, la ricerca ci dice che buona parte di chi non ha investito in passato non intende farlo in futuro. È evidente che la combinazione di questi due ap- procci di segno opposto produrrà effetti potenzial- mente molto pericolosi spingendo verso una ancora maggiore polarizzazione del sistema manifatturiero diviso tra imprese innovative, che miglioreranno ulte- riormente le proprie performance e imprese lumaca che, ferme al palo, arrancheranno ancora di più. In sostanza, il rischio è quello di un allargamento del digital divide all’interno del manifatturiero del paese: pochi campioni (indipendentemente dalla di- mensione) sempre più forti e molte aziende, ferme sulle posizioni del passato, destinate a uscire dal mer- cato, con conseguente perdita di occupazione. “Le organizzazioni come Ucimu-sistemi per produrre - ha affermato il presidente Massimo Carboniero - de- vono continuare a lavorare per informare e formare le imprese, perché la disponibilità dell’imprenditore ad investire in nuove tecnologie e, di conseguenza, in formazione del personale, dipende anzitutto dalla consapevolezza dell’esigenza di innovare: purtroppo molto spesso, le imprese non sanno di dover inno- vare”. “D’altra parte, alle autorità del nuovo governo - ha continuato Carboniero - chiediamo di considerare proprio questi dati che propongono una situazione dell’Italia manifatturiera ancora divisa a metà, affin- ché considerino di prolungare l’effettività delle mi- sure di super e iper ammortamento, eventualmente rivedendo i coefficienti, perché c’è ancora molto da fare”. E ha concluso: “Infine, in tema di formazione, dobbiamo favorire l’aggiornamento del personale impiegato attualmente nelle imprese italiane. Senza l’aggiornamento necessario, le maestranze non sa- ranno più adeguate alle esigenze delle imprese del futuro. Noi dobbiamo salvaguardare il livello di pro- duzione e dei servizi offerti dalle imprese e l’occupa- zione di chi sta negli stabilimenti produttivi”. Il 90% degli intervistati ha dichiarato di conoscere i provvedimenti per il rinnovo del parco macchine e la fabbrica digitale.

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