RMO_213
34 rmo giugno/luglio 2018 INCHIESTA software senza che ci sia necessità di dover scrivere noi le regole dei programmi, una volta che abbiamo dei dati buoni che rappresentano il processo è pos- sibile modellare il processo stesso attraverso questi algoritmi generali definiti appunto algoritmi di ma- chine learning che auto-apprendono dai dati che gli vengono forniti”. Manzoni ha poi spiegato che per fare questo tipo di lavoro si rivela molto utile il cloud e gli strumenti di calcolo che esso può mettere a disposizione. Standardizzazione e personalizzazione. Lucia Terragni ha parlato di un nuovo sistema di po- sizionamento multiasse, realizzato da Pneumax, spe- cifico per la lastratura in ambiente automotive per attuare gli allineamenti geometrici: “Per la prima volta - ha affermato – su un prodotto di questo tipo sono presenti tecnologie digitali. Il punto di forza risiede nella possibilità di permettere un’interpola- zione di più sistemi e quindi di avere fino a dodici posizionatori che possono essere interpolati unita- mente; inoltre, il fatto che i posizionatori siano ri- configurabili, permette la massima flessibilità sulla linea quando ad esempio occorre cambiare modello di carrozzeria”. Terragni ha aggiunto che è stato inte- grato anche un sistema di teleassistenza e uno di re- altà aumentata; quest’ultimo permette all’operatore di avere facilmente a disposizione una serie di dati relativi al processo come ad esempio modelli 3D di un certo componente. Roberto Vavassori esordisce sottolineando come oggi il mercato richieda ‘standardizzazione nella persona- lizzazione’ e per fare ciò occorra la consapevolezza di essere, come aziende, parte di una filiera che sfo- cia sempre verso un cliente del quale fin da subito occorre interpretare profondamente le esigenze in modo da rispondere con la dovuta qualità. “Il pro- getto Industria 4.0 – ha affermato – permeato da meccatronica e digitalizzazione in ambiti vasti, ci spinge a considerare le realtà produttive in maniera nuova; ad esempio, il Bergamasco potrebbe diventare quasi come una sola singola fabbrica integrata. Oggi non è necessario essere aziende di grandi dimensioni per accedere alle tecnologie abilitanti che sono di- sponibili sul mercato a cifre abbordabili, e queste tecnologie permettono appunto di essere integrati con una rete di altre imprese per formare organi- smi che producano eccellenza”. Vavassori ha poi ri- cordato che Brembo percorre progetti di analisi big data, così come fanno altre aziende innovative della zona: “Perché non mettere in rete queste esperienze? Potremmo risparmiare, fare open innovation e accre- scere la cultura del nostro territorio, diventando allo stesso tempo più competitivi. Siamo in una fase di cambiamenti epocali e dobbiamo cogliere questo momento, tante delle nostre brillantissime aziende hanno delle ottime idee ma devono prima di tutto implementare un processo aziendale che va automa- tizzato e integrato in rete. Se solo noi italiani con la nostra creatività fossimo un po’ meno caotici e cam- panilisti, probabilmente non ci sarebbe un sistema industriale più forte del nostro”. I piccoli fanno cose grandi. Roberto Filipelli inter- viene citando alcuni casi: “Le tecnologie abilitanti pos- sono essere utilizzate anche da imprese piccole, come è stato per la collaborazione che c’è fra Alleantia, una piccola realtà che produce driver per PLC, e Brembo; Alleantia sta realizzando in Brembo la connettività su
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=