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26 rmo giugno/luglio 2018 R obot, sensori e intelligenza artificiale realizzano oggi nelle applicazioni di saldatura prestazioni un tempo solo immaginabili. Soluzioni integrate creano innovazione grazie alla contaminazione tra competenze nella saldatura e nel mondo della robo- tica, portando nuova linfa vitale nel connubio storico tra saldatura e automazione. Proprio nella saldatura vennero infatti applicati i primi robot in Italia agli inizi degli anni 70, come racconta Pietro Lonardo, presidente IIS, l’Istituto Italiano della saldatura che lo scorso 22 maggio ha celebrato 70 anni di storia: “Alla sua nascita la saldatura era un processo manuale, con- siderato pericoloso e che dipendeva soprattutto dalla capacità degli operatori, il che rendeva difficile il con- trollo della qualità. Oggi il mercato offre tecnologie evolute, con costi abbassati di elettronica e software e performance superiori che portano un’automazione nuova, più ripartita e più piccola, ma soprattutto con livelli di affidabilità e di velocità (grazie all’informa- tica) che permettono di realizzare applicazioni che 20-30 anni fa potevamo solo pensare”. La nuova automazione in saldatura porta controllo sempre più intelligente dei parametri di processo con qualità elevata e costante, e inoltre integrazione con i controlli robot, creando occupazione meno gravosa e spingendo la formazione di nuove competenze. A colloquio con alcuni specialisti INCHIESTA di Marco Zambelli La saldatura del futuro è già qui Dei due milioni di robot installati oggi nel mondo, la saldatura è il processo di maggiore applicazione, con 500.000 robot installati, seconda soltanto alla ma- nipolazione. “Il mercato dei robot cresce di 300.000 unità l’anno - dice Domenico Appendino, presidente Siri -, e 50.000 di questi sono robot di saldatura. In questa evoluzione delle tecnologie è fondamentale che gli specialisti dei due mondi, saldatura e robot, lavorino insieme con una stretta contaminazione tra tecnologie, perché solo così si possono fare grandi balzi tecnologici in tempi brevi”. Il cambiamento comporta quindi anche un ripensa- mento dei processi, che richiede di conseguenza la produzione di nuova formazione e di nuove compe- tenze, figure professionali che siano in grado di uti- lizzare le nuove tecnologie e di condurre i processi rinnovati. Non solo cambia il lavoro degli addetti, quindi, ma cresce anche l’occupazione, come testimo- niato dalle esperienze raccontate da alcune aziende utilizzatrici, raccontate da Rinaldo Rigon, project ma- nager IWE in Ecor International, Fabio Pagliero, tito-

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