Progettare 460

46 progettare 460 • marzo 2024 INCHIESTA port critico risulta piuttosto diversificato in termini di origine, al contrario di quello tedesco e francese che vedono la Cina come principale fornitore. Salute dell’import italiano Focalizzandoci sul nostro Paese, è stata condotta un’analisi sull’import italiano con specifico riferimento dei beni capita- le, cioè di investimento, e beni intermedi, ovvero materie prime e semilavorati uti- lizzati nei processi produttivi. Sono stati esclusi i beni di consumo e alcuni prodotti energetici, incluso il gas naturale. Il numero 333 rappresenta il totale dei prodotti importati dall’Italia considerati critici. Rappresentano il 9% del valore del totale import italiano che corrisponde a 17 milioni di euro. Di questi, 148 (ossia il 44%) sono considerati prodotti strategici e rappresentano, in valore, il 61% del totale dei prodotti critici. Sono consi- derati prodotti strategici quelli ritenuti indispensabili per garantire la sicurezza nazionale e la tutela della salute, oppure sono fondamentali per le ricadute sul sistema economico del Paese. A quali filiere fanno riferimento questi 333 prodotti critici? Il 23% appartiene alla filiera dei trasporti; il 22% alla filiera commodity, chimica ed energia; il 16% a quella dell’ICT; il 14% alla filiera agroa- limentare; il 10% a quella costruzione e metalli di base; un altro 10% alla filiera tessile e il restante 5% alla filiera della salute. E da quali Paesi siamo maggiormente dipendenti: il 23% di numerosità dei pro- dotti dalla Cina (3,4 mld di euro di valore importato per anno); il 10% di numerosità dei prodotti rispettivamente da USA (800 mln di euro di valore importato per anno) e dallaTurchia (600 mln di euro di valore importato per anno); l’8% dall’India (307 mln di euro); il 4,5% dalla Svizzera (1,5 mld di euro); il 2% dal Brasile (600 mln di euro); l’1% dall’Ucraina (1,2 mld di euro) e il 41% da altri. Import di prodotti critici Nel complesso Cina e USA sono i prin- cipali esportatori verso l’Italia di prodotti critici per noi, ma se si osservano le singo- le filiere non sempre compaiono al primo posto. Come detto in precedenza, infatti, l’Italia vanta una debole dipendenza da questi due Paesi. In particolare, dalla Cina soprattutto ICT, prodotti chimici, tessile, trasporti e costruzioni; dagli USA soprat- tutto prodotti inerenti la salute, commo-

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