PO 451
progettare 451 • gennaio / febbraio 2023 9 EDITORIALE LUCA ROSSI Le imprese tedesche rilocalizzano in Italia In Germania si è aperta una riflessione sulla riorganizzazione futura delle proprie strategie produttive. La pandemia, e poi la guerra in Ucraina, hanno mostrato tutta la debolezza delle catene di approvvigionamento troppo estese, come erano state pensate in passato figlie anche di una logica di delocalizzazioni in Asia. Secondo un sondaggio realizzato dalla Camera di Commercio Italo-Germanica alla fine dello scorso anno, oltre il 70% delle aziende con sede in Germania intende accorciare la filiera, regionalizzandola. L’Italia è la meta preferita per i nuovi investimenti. Il nostro Paese risulta, quindi, la destinazione preferita dai Gruppi tedeschi in questa logica di diversificazione. Il 68% di questi sta cercando fornitori in Italia e il 42,9% vi studia l’apertura di nuove fabbriche. Il rapporto industriale italo-tedesco è rodato e consolidato. L’interscambio commerciale tra i due Paesi si è attestato a 85,9 miliardi di euro nel primo semestre dello scorso anno, segnando un aumento del 23,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad aumentare sono state sia le esportazioni dall’Italia (39,6 miliardi con una crescita pari al 18,8%) sia le importazioni dalla Germania (46,3 miliardi con una crescita del 27,8%). L’aumento degli scambi, abbondantemente superiore al tasso d’inflazione, è stato trainato dai settori tradizionalmente al centro dei rapporti commerciali bilaterali: chimico-farmaceutico, siderurgico e mezzi di traporto. Non è un caso, visto che la conformazione del tessuto industriale di Italia e Germania è simile, improntata principalmente sul manifatturiero. Ma perché questo percorso di rilocalizzazione industriale tedesco veda nell’Italia lo sbocco naturale è necessario che vengano risolti gli storici nodi di incertezza macroeconomica che scoraggiano nuovi investimenti. Due terzi delle aziende tedesche attive in Italia ritengono, infatti, che il costo dell’energia qui rappresenti il principale rischio per lo sviluppo economico nei prossimi 12 mesi. @lurossi_71 l.rossi@lswr.it
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