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progettare 439 GIUGNO / LUGLIO 2021 31 artistiche persino nell’edilizia in cui il robot può ridisegnare l’operatività di un cantiere: sta a noi semplificare per scacciare la ritrosia degli imprenditori che hanno alzato un muro all’accetta- zione di queste tecnologie”. La robotica nelle scuole Per spingere alla caduta delle barriere contro queste tecnologie, l’unione fa la forza. Se da un latoVatta auspica la nascita di tanti centri di competenza settoriali dedicati (agricoltura, sanità ecc.) che lavorino con i ministeri, i centri di ricerca, le università, le scuole superiori, al fine rendere alla portata di tutti queste tecnologie, dall’altro c’è anche chi vede poco valorizzato il trasferimento tecnologico dalle u- niversità, rispetto alla ricerca e alla didattica, all’industria. “L’innovazione nasce nel mondo della ricerca (uni- versità) ma se manca chi trasferisce queste competenze all’industria non si va da nessuna parte”, dice Andrea Zanchettin, docente di robotica presso il Politecnico di Milano. Un processo osmotico, dunque, di tecnologie ma, soprattutto, di persone che deve es- sere continuativo. Secondo il docente ci sono vari livelli di trasferimento tecnologico e di competenze. Si può partire da un livello più basico co- me, per esempio, la spiegazione di un progetto da parte delle università verso un nucleo ristretto e locale di imprese oppure spostarsi a un livello più elevato attraverso il quale si crei un luogo o una situazione in cui la domanda e l’offerta di innovazione si incontrino. “Tuttavia, questo incontro non può avvenire se una o più parti è sorda di fronte a queste evoluzioni”, spiega Zanchettin. Esempio pratico nelle scuole È la scuola nel suo complesso (ate- nei, centri di ricerca, istituti) che deve avere un atteggiamento progettuale condiviso che crei programmi di in- segnamento appositi per trasmettere le competenze della robotica già dalle prime classi della scuola dell’obbligo. È questo il pensiero di Alessandro Tassinari, Computational Designer e Digital Fabrication Expert per Future Education Modena, che ha sviluppa- to un metodo per introdurre questa modalità di lavoro in tutti gli istituti scolastici cercando di collocare temi di robotica. “Abbiamo realizzato un percorso chiamato problem solving robotico - spiega - un modello che attraverso la robotica collaborativa stimoli alla soluzione dei problemi in ambito scolastico trasferendo concetti e competenze ai ragazzi coinvolti nelle attività. Si parla di strategie di soluzio- ne in chiave progettuale attraverso cui gli studenti interagiscono e portino a termine esercizi o compiti dimatemati- ca o geometria, per esempio”. Di fatto, una tecnologia che non viene imposta ma funge da sistema che attiva nuove dinamiche di insegnamento. Ma non sono solo gli studenti a essere formati, anche i dipendenti, i collaboratori han- no bisogno di formazione. A parere di Francesco Messano, sindacalista Uilm “la robotica collaborativa deve essere inserita esplicitamente nei contratti collettivi nazionali di lavoro”. Quali vantaggi intravedeMessanodaquesta mossa?Escludere lemansioni gravose per arrivare a una riduzione degli infor- tuni sul lavoro; spazzare via l’idea che sia il robot a sostituire l’essere umano mentreè il robot che sostituisce lamac- china e, infine, che il robot si prenda cura del lavoratore e non il contrario. @stefano_belviol Alcuni esempi di applicazioni di cobot Universal Robots all’interno della fabbrica.
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