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18 progettare 438 MAGGIO 2021 INCHIESTA tecnologico di produzione integrale ossia a partire dal minerale, mentre in Italia le aziende siderurgiche utiliz- zano principalmente il ciclo da forno elettrico ossia basato sul riciclo del rottame ferroso. Questa distinzione è fondamentale per capire che, una volta spenti gli impianti, è molto più lenta la ripartenza nel caso in cui il ciclo di produzione parta dal minerale, a differenza degli impianti italiani. La carenza di rottame porterà inevitabil- mente a nuovi aumenti dei prezzi sul mercato italiano e su quello europeo. Inoltre, “la prospettiva dei prezzi in salita riaccende l’interesse del mon- do della finanza per le commodity quotate sui mercati internazionali ac- celerando ulteriormente la crescita dei prezzi”, afferma Ariotti. Senza parlare dei colli di bottiglia legati a trasporti e movimentazione delle merci, con la rapida crescita dei prezzi dei noli. “Questo ha contribuito, tra la fine del 2020 e i primi mesi di quest’anno, con la ripresa, ad alcune difficoltà di approvvigionamentodellamateriapri- ma che, assieme all’effetto combinato del cambio con il dollaro, ha fatto si che, con la scarsità di materiale side- rurgico disponibile e le conseguenti difficoltà di approvvigionamento, si sia registrato un rialzo quasi verticale dei prezzi a inizio anno”, ha spiegato Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai. Italia a tinte scure In questo scenario drammatico, ne esce un quadro a tinte scure. Il rischio di un aumento sconsiderato dei prezzi, la difficoltà a reperire lematerie prime, sono elementi che appesantiscono e appesantiranno l’intera industria italia- na legata adoppiofiloall’importazione di oltre il 70% dell’acciaio. Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, sottolinea come “è in questi momenti che si capisce come un paese debole e vincolato all’import rischi grosso. È normale pensare che, vista la situazio- ne dei prezzi delle materie prime e dei trasporti, chi hamateriaprima la sposti verso i paesi a lui più vicini. Servirebbe un’industria produttiva nostrana di materie prime a base acciai all’interno dei nostri confini”. Sembra di capire che per ripartire serva rimettere l’in- dustria manifatturiera al centro di una nuova strategia di politica industriale nazionale. A parere delle principali sigle rappresentative dei vari settori interessati, va ricordato che l’Italia deve restare la seconda manifattura in Europa e per questo servono inve- stimenti. Secondo Dal Poz vanno bene gli investimenti privati se sostenuti da una politica governativa che guardi a 360 gradi come, per esempio, il comparto della scuola, affinchè que- gli investimenti diventino una molla competitiva. Ma Emanuele Morandi, amministratore delegato di Siderweb, stima che “nel lungo periodo riparti- ranno forti spinte inflazionistiche con un rialzo generale dei tassi di interesse che genereranno un effetto domino sulle aziende più virtuose che hanno saputo fare investimenti in digitalizza- zione rispetto a quelle che non hanno mai guardato oltre confine”. Crisi in tutti i comparti La crisi dell’acciaio non complica le cose solo ad alcuni segmenti di mer- cato ma, a pioggia, si riversa su tutti i comparti produttivi a cui si possa pensare. Ci sono alcuni settori che sono in ginocchio, come per esempio quello degli acciai trattati (lamiere ver- niciate, zincate o trattate in superficie) che servono il comparto delle caldaie, per esempio, che soffrono la mancan- za di materiale la cui produzione non può avvenire dall’oggi al domani. Si pensi anche al comparto dell’elettro- domestico e alle dichiarazioni di cassa integrazione da parte di alcuni brand a causa di questo fenomeno, ma non solo, a cascata il mercato dei micro- chip o delle plastiche sta subendo un contraccolpo e un forte rallenta-

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