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28 progettare 436 MARZO 2021 quindi mobilità e veicoli autonomi, con i concetti di smart car e smart highway trasversali al dominio dei robot. “L’accezione accademica di robotica come connessione intelli- gente tra percezione e azione, ov- vero di una intelligenza che si ac- compagna all’azione fisica - spiega quindi Siciliano -, oggi ci porta, nel ventennio delle Tecnologie dell’In- formazione, IT o ICT, a parlare di una intelligenza fisica. Stiamo così assistendo alla nascita delle Tecno- logie dell’InterAzione (IAT), con la simbiosi tra uomo e macchina, tra intelligenza naturale e artificiale per mezzo di macchine intelligenti”. Cobot oltre la sicurezza La ricerca robotica negli anni 2000 è stata segnata da alcuni progetti fondamentali in Europa, incentrati sugli aspetti della sicurezza e del- la affidabilità delle macchine. Tante sono qui le eccellenze che l’Europa vanta, dalla biorobotica alla robotica soft, dalle interfacce aptiche alla ro- boetica. Sono stati 200 i progetti di ricerca in robotica finanziati dall’Eu- ropa negli ultimi anni, per un totale di 120 milioni di euro, il 16,5% dei finanziamenti totali, a cui l’Italia ha contribuito per il 13%. “Tra i tanti progetti sviluppati vi è Phriends, che ha portato ai primissimi esperimenti di valutazione quantitativa della si- curezza nei robot - racconta Bicchi -. Il lavoro svolto è stato capitale per stabilire degli standard normativi che hanno abilitato l’odierna cre- scita della robotica collaborativa. Guardando al futuro sono molte le applicazioni in cui questo tipo di robotica ci fa ben sperare, in primo luogo nell’impiego dei cobot per rendere il lavoro più ergonomico”. I disordini muscolo-scheletrici rap- presentano infatti un costo enorme per le persone e per l’economica. Un nuovo progetto denominato Sophia sta studiando l’utilizzo dei cobot per sostenere e migliorare le con- dizioni ergonomiche, indicando alle persone come meglio lavorare. Un altro tema interessante allo studio riguarda quindi l’utilizzo dei cobot per rendere la produzione più so- stenibile, ad esempio nel riciclaggio: “IoT significa che moltissimi rifiuti conterranno parti elettroniche - spie- ga Bicchi -, che in parte sono costose e in parte pericolose, ad esempio nei componenti con berillio. L’idea è di impiegare i cobot per separare i contenuti preziosi e pericolosi, e solo in un secondo momento proce- dere alla polverizzazione dei rifiuti, al contrario di quanto avviene oggi”. Ridurre il costo del software Bicchi sottolinea quindi come oggi la scrittura del software rappresen- ti il 60-70% del costo di un robot. “Fissata la questione sicurezza, il prossimo problema da risolvere è ri- durre il costo della programmazione - afferma il professore -. Pensiamo alle operazioni di presa di oggetti, in cui si può aver a che fare con migliaia, milioni di oggetti diversi. La loro manipolazione può avvenire mediante industrial gripper, la cui programmazione è però molto co- stosa”. Un’alternativa per ottenere un’operazione di tale complessità è impiegare la robotica soft, soft hand che offrono maggiore flessibilità e permettono di interagire con l’am- biente in maniera intelligente, con una programmazione molto sempli- ce. La disponibilità di un software facilmente intelligibile e facile da usare è per Bicchi essenziale per creare nuovi mercati. Concorda Si- ciliano, secondo cui occorre rendere i cobot totalmente intuitivi, nella di- rezione di una disappearing techno- logy accettabile e utilizzabile da tutti, anche nelle nostre case. Ma come è possibile ridurre il costo del softwa- re, ad esempio nella manipolazione? “Un’ipotesi è impiegare deep lear- ning e big data - dice Bicchi -, ma da alcuni esperimenti si è visto che 700 ore di prove di presa portavano all’80% di successo, che giungeva al 90% dopo 8.000 ore. Quanto ci vorrà per arrivare al 99,9% che vorremmo nelle aziende? Imparare da esempi fisici è troppo difficile e costoso, e questo ci fa pensare che forse il deep learning nella robotica non sia la soluzione del futuro”. L’interazione uomo macchina è allora un’alter- nativa percorribile. “Un bambino impara anche con un solo esempio - continua Bicchi -. In alcuni espe- rimenti che stiamo conducendo di programmazione per dimostrazione e di programmazione della collabo- razione nel montaggio di oggetti, si vede come l’intelligenza del cobot è sufficiente a capire come eseguire un compito da un solo esempio. È un esempio di astrazione da un certo numero di caratteristiche viste. Una prima astrazione è quella della INCHIESTA
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