PR_435

progettare 435 GENNAIO / FEBBRAIO 2021 29 ICE, Sace e Simest, con la collabora- zione di CDP Cassa Depositi e Prestiti. Lo strumento è nato per orientare le aziende italiane alla ricerca di nuove mete di investimento e di export guidandole tra le opportunità offerte dal mercato indiano. Barriere e misure protezionistiche Le barriere commerciali possono essere di tipo tariffario (prelievo di dazi doganali negoziati ordina- ri conformemente all’articolo II del GATT - Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio) o non tariffario (ostacoli al commercio in- ternazionale diversi dall’imposizione fiscale). Sotto il profilo delle barriere tariffarie, l’India mostra un mode- rato grado di apertura, con quasi l’80% dei prodotti collocati nella fa- scia di dazi tra l’1,5% ed il 10,6%. In questo intervallo troviamo farmaci, macchinari e prodotti del settore tessile-abbigliamento. Meno del 15% dei prodotti rientra in una categoria medio/alta di dazi doganali. I valori più elevati, compresi tra il 50% ed il 150%, colpiscono principalmente autoveicoli, motociclette e cereali. L’India impone barriere non tariffarie per tre categorie di prodotti: articoli vietati; articoli che richiedono una licenza di importazione; articoli che di riposizionarsi nel mercato indiano una volta che la domanda di beni verso l’estero tornerà a crescere. Infatti, dopo la contrazione del 2020 si prevede un 2021 più vivace, con le esportazioni italiane previste in au- mento dell’11,8%, trainate, in special modo, dall’andamento positivo dei settori chimica (+15,1%), gomma e plastica (+20,5%), prodotti in metallo (+19,9%) e, in misura minore, mec- canica strumentale (+8,6%). L’analisi emerge dalla pubblicazione dal titolo ‘Obiettivo India. Una guida per le imprese’, a cura dell’Ambascia- ta d’Italia a Nuova Delhi, dell’Agenzia Opportunità nell’agroalimentare La trasformazione dei prodotti alimentari è una delle più grandi industrie del Paese che coinvolge circa 1,85 milioni di lavoratori e si colloca al quinto posto in termini di produzione, consumo ed esportazioni, che dovrebbe raggiungere 666 USD/mld entro il 2024 con una crescita annua del 12,4%nel quinquennio 2019-2024. Il settore in India è di enorme importanza, una notevole quantità di prodotti alimentari viene sprecata a causa di infrastrutture inadeguate e dell’arretratezza degli impianti di imballaggio, di stoccaggio e dei mezzi di trasporto utilizzati. Il Governo indiano sta affrontando questo problema anche attraverso riforme strutturali, come ad esempio la possibilità di investimenti diretti esteri al 100% (si stima che nel prossimo decennio l’India possa attirare IDE in questo settore per circa 33 USD/mld). A questo si aggiungono altri interventi da parte del Ministero del Food Processing, che prevedono investimenti pubblici totali per circa 800miliardi di USD in cinque anni. Opportunità nella meccanica strumentale Il settore della meccanica strumentale macchinari rappresenta oltre il 45% dell’export italiano in India. Una interessante opportunità per il Made in Italy è rappresentata dal piano di sviluppo governativo ‘Make in India’ (www.makeinindia.com ), annunciato a settembre 2014 e che punta a far diventare il Paese il nuovo hub manifatturiero asiatico. È un importante programma governativo per facilitare investimenti, stimolare l’innovazione e costruire una infrastruttura manifatturiera locale di livello internazionale con incentivi in 25 macrosettori economici. Nel dettaglio, il piano si prefigge tre obiettivi principali: aumentare il tasso di crescita medio annuo del manifatturiero di circa il 12-14%; creare 100 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2022; garantire che il contributo del settore manifatturiero al PIL cresca fino al 25% entro il 2022 (ora rivisto entro il 2025). Affinché ciò accada, il Paese dovrebbe aumentare la sua dotazione di macchinari ad un tasso del 17-19% l’anno. perdurare per tutto il 2020, con un calo degli acquisti di beni dall’estero previsto in diminuzione del 23,9% rispetto al 2019. La riduzione della domanda indiana non risparmierà le aziende italiane esportatrici che nel 2019 avevano esportato verso l’India beni per 4miliardi, concentrati preva- lentemente nei settori della meccani- ca strumentale (per un valore pari a oltre il 40% del nostro export verso il Paese asiatico), della chimica e dei prodotti del metallo (che insieme valgono un ulteriore 25%). Nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, l’export italiano di beni nel Paese è sceso del 33,8% rispetto all’anno precedente, mentre le pre- visioni per i 12 mesi indicano una contrazione complessiva del 15,4%. A fronte di questi dati, la capacità delle nostre imprese di posizionarsi nell’India post-Covid dipenderà es- senzialmente da due elementi. Il pri- mo sarà la capacità di resistere alla crisi in corso, che non impatterà tutti i settori con la stessa violenza. Le pre- visioni per il nostro export nel Paese nel 2020 indicano infatti un crollo più marcato nei settori gomma e plastica (-24,8%), prodotti in metallo (-30,9%) e meccanica strumentale (-14,8%). Il secondo elemento sarà la capacità

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