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p rogett a re 432 SETTEMBRE 2020 31 chiarire. Ho assistito in prima perso- na alla formazione fatta all’unisono a docenti e studenti da parte della società che ci ha installato il robot di cui parlavo e ho osservato un rapporto che andava oltre al classico docente-studente ed è stato per me stimolante. È stata un›esperienza fortissima su cui vorrei puntare nel futuro. Farà crescere le competenze degli studenti insieme a quelle dei docenti”, afferma Chiappa. Pavesi è d’accordo e incalza: “La formazione, soprattutto su temi particolarmente innovativi, deve coinvolgere studen- ti e insegnanti nello stesso momen- to. Non è pensabile scindere gli inve- stimenti nella formazione scolastica da quelli legati alla formazione dei docenti. È ovvio che nel momento in cui c’è una forte discontinuità non avrebbe senso formare prima i docenti e poi i ragazzi”. A questo proposito, un istituto che si occu- pa di formazione professionale ha trovato il suo ‘pane quotidiano’ in questo periodo di lockdown. Aziende che sposano la formazione Ivana Bonotti, oltre a sottolineare l’avvio di percorsi formativi a di- stanza con un’ottima reazione sia da parte del personale docente sia da parte degli studenti, ha ricordato come questi ultimi abbiano risposto positivamente a questo nuovo mo- do di vivere l’aula di formazione, e non era scontato: “Temevamo che essendo ragazzi legati a una scuola professionale fosse più difficile te- nerli ancorati a un computer e invi- tarli a seguire le lezioni online inve- ce, sia nell’ambito della ristorazione sia nell’ambito della meccanica, due degli ambiti di cui ci occupiamo, abbiamo visto una risposta positiva grazie a video-tutorial registrati e video-lezioni live”. Come ricordava Chiappa, attraverso la collaborazio- ne con AIdAM e le aziende associa- te, anche la Fondazione Clerici sta rivendendo il programma didattico calandolo sulle esigenze delle azien- de. Bonotti, dopo aver ricordato che gli studenti, dal secondo anno for- mativo, svolgono il 50% del monte ore direttamente in azienda, grazie agli accordi con AIdAM, ha spiega- to che “le aziende più strutturate non ci stanno più richiedendo una figura, per esempio, di operatore macchine utensili base, richiesta che ancora arriva invece dalla piccola officina, ma una figura, anche in stage, che sappia programmare in CNC”. Stanno cambiando i tempi e la scuola, come sosteneva Chiappa, si adatta facendo leva sulle richieste aziendali e anche Fondazione Cle- rici, dal prossimo anno formativo, introdurrà “tematiche connesse alla robotica e all’automazione indu- striale e avremo nuove competenze da sviluppare come, per esempio, la saldatura mediante robotica. In tutto questo - precisa Bonotti - non sto dicendo che sparirà il saldatore classico, che stiamo ancora forman- do, ma dobbiamo dare un plus per alzare il livello della formazione”. Lo studente vuole dire la sua Un dato comune che è emerso dal dibattito è che il giovane studente si sente sempre più protagonista di tutta la filiera esistente in azien- da. Secondo Chiappa, infatti, alcuni studenti che ha potuto osservare andavano al di là di una visione puramente tecnica del problema spaziando a 360 gradi verso una visione più completa. “Un esempio - spiega Chiappa - è il ‘Lab for work’, un progetto, un laboratorio ricostru- ito in una scuola che prevedeva tutti i canoni classici del ciclo di vita di un prodotto: dalla sua realizzazione alla commercializzazione. Ho visto gli studenti propensi a cogliere tutti i dettagli, a non scoraggiarsi davanti al primo ostacolo, a valutare tutte le ipotesi per raggiungere l’obiettivo persino come presentare il prodotto ai propri compagni utilizzando la lingua inglese”. Si può parlare di guanto di sfida. Infatti, Pavesi spiega che spesso, “le aziende decidono di avviare progetti con la scuola pro- prio per innescare dei meccanismi di cambiamento. I giovani hanno lo spirito giusto per scardinare quei meccanismi aziendali che in condi- zioni normali non si sarebbero mai attuati. Ma d’altro canto - continua Pavesi - il giovane non può essere

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