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p rogett a re 432 SETTEMBRE 2020 25 hanno rappresentato un limite per queste tecnologie, sono diventate oggi un vanto delle stesse. È pos- sibile infatti ottenere prodotti con un rigore dimensionale eccellente senza la necessità di particolari sforzi da un punto di vista di pulizia e finitura manuale”. Scianatico ha detto: “Possiamo dire che la stampa 3D nasce proprio per questo, ovvero per la produzione di forme complesse e customizzate, e per esaltare determinate caratteri- stiche, sia dimensionali che presta- zionali, prima impensabili con tec- niche di produzione più tradizionali, per questioni legate ai processi, ai tempi e ai costi di produzione. Oggi è possibile ottenere risul- tati sicuramente migliori proprio grazie all’additive manufacturing, che velocizza, semplifica e riduce i costi di tutta la filiera produttiva, dall’ideazione alla finalizzazione di un prodotto”. Pretovic commen- ta: “A questo punto sembra quasi superfluo sottolineare come l’uso delle stampanti 3D abbia generato notevoli vantaggi per le aziende manifatturiere. Software intelligen- ti sono in grado di generare com- ponenti con le geometrie sempre più complesse. Le tecnologie di produzione additiva permettono l’utilizzo di un’ampia gamma di materiali sempre più performanti e in continua evoluzione”. “La stampa 3D - è intervenuto Ci- lia -, consente di realizzare anche prodotti con geometrie molto com- plesse non realizzabili con metodi tradizionali, oggetti che richiedano resistenze molto elevate o applica- zioni caratterizzate da combinazioni di materiali particolari. Inoltre, la disponibilità di nuove gamme di materiali sempre più performanti, l’aumento dei volumi di costruzione possibili e le più elevate velocità di produzione, grazie ai software per la gestione dei workflow di ultima generazione, hanno aperto le porte a ulteriori applicazioni e potenziali aree di sviluppo”. Rigamonti rimar- ca: “Assolutamente sì. Nella stampa 3D di plastiche, in particolare, non esiste virtualmente alcun vincolo per il progettista. Ma anche qui il fe- nomeno che si riscontra è lo stesso che si osserva nel comportamento di un animale chiuso in gabbia per lungo tempo a cui venga improvvi- samente aperto il cancello: esita a uscire. Il progettista lasciato libero da vincoli esita, non si decide, si sente più al sicuro nel suo ambien- te anche se ristretto. Ovviamente è solo questione di tempo, ma il problema esiste ed è tangibile”. Convivenza tra tradizionale e AM Insomma, la manifattura additiva è una modalità di produzione che, utilizzando tecnologie anche molto diverse tra loro, consente la realiz- zazione di oggetti aggiungendo ma- teriale, anziché per sottrazione dal pieno. Ma è facilmente integrabile l’Additive Manufacturing all’interno di reparti con produzione tradizio- nale? “Abbiamo ambedue i reparti e conosciamo la questione - ha concluso Rigamonti -. Secondo la nostra opinione l’additivo è mol- to indietro per quanto riguarda i metalli e penso che i due mondi avranno lunghissima, se non peren- ne, convivenza. Sicuramente sarà il CNC a calare e la stampa 3D a crescere, ma fino a un semplice punto di equilibrio senza che l’una cancelli mai l’altro”. “Partendo dalla prototipazione e dalla modellazione concettuale, la stampa 3D - ha detto Cilia - con la nostra tecnologia PolyJet, può esse- re facilmente integrata nei processi di progettazione di nuovi prodotti in tutti i settori, dall’automotive alla cosmetica ai beni di consumo, e in svariati contesti operativi: dai re- parti di progettazione ingegneristica ai service bureau. Parlando della produzione vera e propria, la tec- nologia FDM sta prendendo piede in diversi ambiti, per la produzione di attrezzaggi a supporto della pro- duzione e di parti per uso finale o manutenzione. I settori nei quali il potenziale è molto alto sono diversi, dall’aerospaziale all’automotive e ai trasporti fino all’ambito medicale e al mondo del packaging”. STRATASYS

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