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24 progettare 431 GIUGNO / LUGLIO 2020 Dal Covid-19 in poi è diventato improrogabile ripensare le trasferte di lavoro. Le aziende sono chiamate a rispettare degli standard di sicurezza e a monitorare in modo puntuale la situazione socio- economica e sanitaria dei Paesi di destinazione. Senza omettere di informare e formare i lavoratori viaggianti CARMELA IGNACCOLO Chi dice che dopo il coronavirus non saremo più gli stessi, non si allontana troppo dalla verità. Tralasciando di affrontare i risvolti eitoc-morali (il che rischierebbe di suscitare diatribe infi- nite), in questa sede ci limitiamo agli effetti che l’emergenza sanitaria con- tinuerà ad avere sul piano pratico, dal momento che essa ha radicalmente sovvertito i presupposti dell’agire quotidiano e - con essi - le possibili implicazioni. Un esempio lampante è quello delle trasferte aziendali, per le quali si dovrà necessariamente fare i conti con il Covid-19, novello convi- tato di pietra. Non sarà più possibile (né consigliabile), infatti, progettare viaggi di lavoro senza tenerne conto. Senza ipotizzare (prevenendone le conseguenze) che il virus ci possa mettere di nuovo lo zampino… “Allo scoppio della crisi, infatti, la dif- fusione dei contagi, la chiusura delle frontiere, il blocco del traffico aereo e i giorni di quarantena obbligatoria tra un Paese e l’altro, hanno colto tutti di sorpresa”, ci spiega Mauro Pastorello senior security manager di Sicuritalia security Solutions. “Con prepotenza, a quel punto, si è affermata l’esigenza di mettere in sicurezza i propri dipendenti e di dar loro rassicurazioni. Specialmente nel caso di lavoratori viaggianti, bloccati dal virus fuori dai confini nazionali. Il diffondersi del Covid-19 (che si è pro- pagato nel mondo in maniera silente per numerose settimane) ha portato molte aziende ad una improvvisa cor- sa ai ripari. Purtroppo, però, non tutte sono riuscite a garantire il rimpatrio del proprio personale in trasferta all’e- stero (non dimentichiamo infatti che in questa circostanza anche organizzare un volo privato si è rivelato impresa ostica). Naturalmente quella pandemica è stata una situazione estrema, mai vissuta prima - prosegue. - Tuttavia, è vero pure che prima di questo alert sanitario molte aziende, poco sensibili al tema sicurezza, inviavano personale all’estero con scarse pre- cauzioni. E questo ha influito molto sull’impreparazione in fase emer- genziale”. “Le criticità e i rischi insorti a causa Oltre la pandemia: (ri)partire in sicurezza INCHIESTA

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