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24 progettare 429 APRILE 2020 Uno studio della Camera di commercio degli Stati Uniti in Italia evidenza come, in ambito AI, le aziende italiane abbiano tante potenzialità da mettere in atto. A patto che non rinuncino a una visione strategica, allo sviluppo di nuove competenze e a investimenti importanti anche sul piano della formazione del personale CARMELA IGNACCOLO L’intelligenzaArtificiale non è nata ieri. “Per risalire alle sue origini - ci raccon- ta Stefania Bandini docente dell’Ate- neodiMilanoBicocca edell’Università di Tokyo, dobbiamo andare indietro nel tempo, all’agosto del 1956 (Con- ferenza di Dormouth), per l’esattezza, quando un pool di ingegneri, psicolo- gici, linguisti e informatici, decise di partire da là: dalle possibilità offerte dai neonascenti computer, messi nella condizione di eseguire performances tipiche del problem solving umano, soprattutto nel ragionamento logico. L’ambizione, insomma, era quella di averemacchine che, inmodo ingenuo, si potrebbero definire ‘pensanti’”. Negli anni del suo sviluppo l’Intelli- genzaArtificiale ha vissuto alti e bassi, come il momento di grande interesse verso questa disciplina negli anni 80, con il fiorire dei cosiddetti Sistemi Esperti, che, invece di trattare del ra- gionamento in generale (che opera su tutti i settori del sapere) si sono concentrati versoambiti circoscritti del problem solving umano (diagnostica, configurazione di sistemi comples- Intelligenza artificiale Made in Italy si, pianificazione automatica, ecc.). Per arrivare all’exploit di oggi, “nato - ci spiega Bandini - dal combinato disposto di un’enorme mole di dati, delle fitte reti sociali e dell’evoluzio- ne tecnologica. Algoritmi già messi a punto, per esempio, nell’appren- dimento automatico oggi possono essere applicati perché abbiamo a disposizione una grande quantità di dati digitali (Big Data). A questo vanno aggiunti i progressi tecnologici (velo- cità e memoria) e telematici. Senza questo tipo di progresso generale del INCHIESTA

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