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progettare 425 OTTOBRE 2019 29 economici di Industry 4.0 e della ‘sha- ring economy’ questi valori piuttosto contenuti sembrerebbero essere un indicatore della scarsa capacità delle industrie domestiche di esprimere a pieno il loro potenziale nella creazione di nuove conoscenze, innovazione e occupazione di qualità. Strategie per la via italiana Partiamodall’assunto che il territorio, e non la singola impresa, è la dimensio- ne più appropriata entro cui organizza- re tutte le risorse, economiche, umane, sociali e relazionali per mettere, come nel caso dei Fraunhofer Institutes, il la- voro delle persone nelle condizioni di generare valore aggiunto. L’obiettivo della proposta contenuta nella ricerca realizzata da Adapt per conto di Zam- perla SpA cerca offrire indicazioni per la messa a punto di ecosistemi terri- toriali innestati su un robusto sistema dell’incontro tra domanda e offerta di competenze professionali elevate, per cercare di invertire le tendenze in cor- so nel mercato del lavoro dei giovani in Italia. Il filo conduttore che tiene insieme le tre proposte è la ricerca di dispositivi contrattuali e organizzativi sui quali innestare stabili alleanze tra università (e, in senso, ampio, la filiera formativa), il mondo della ricerca e il tessuto produttivo in funzione della creazione di un mercato legato al la- voro di ricerca in impresa, dei proget- tisti, dei creativi e degli innovatori, la cui costituzione rappresenta uno dei presupposti su cui fondare i modelli produttivi nuovi che contraddistinguo- no le moderne economie della Quarta rivoluzione industriale. Tre proposte Secondo la ricerca, considerato l’ele- vato livello di competenze e capacità richiesto dai moderni mercati del la- voro, risultano interessanti i casi di dottorato industriale e in convenzione con le imprese sviluppatisi in Europa, introdotti di recente anche nel nostro ordinamento all’articolo 11, comma 2, del Decreto Ministeriale n.45/2013. Affinché la progettualità del dottorato industriale sia esaltata al massimo, la ricerca reputa necessario apportare dei correttivi al dispositivo. Su tutti, il DM 45/2013 dove la Governance del dottorato industriale è ancora pensata per l’Accademia e per percorsi pura- mente accademici, chepenalizzarebbe il contributo dei partner esterni che, per essere pienamente coinvolti nella progettazione delle attività di ricerca, devono avere ampia legittimazione se non proprio pari dignità. Un secondo aspetto riguarda la figura del ricercatore nel settore privato che, in Italia, rimane ancoraprivadi identità e, conseguentemente, senza un vero e propriomercatodi riferimento chenon sia indirettamente quellopubblico. Per la ricerca sarebbe quindi auspicabile l’adozione di un moderno sistema legislativo per il riconoscimento e la valorizzazione, in chiave giuridica e contrattuale, della professionalità dei ricercatori ai fini della emersione di un mercato trasparente del lavoro di ricerca nel settore privato. La centralità che in Industria 4.0 acqui- siscono l’integrazione di competenze professionali e la interdisciplinarietà dei profili dei lavoratori, presuppone la presenza di entità o piattaforme, costituite nella forma di veri e pro- pri Centri di Competenze che, quali parti integranti dei nuovi sistemi lo- cali di produzione di tipo reticolare, dirigano, coordinino e aggreghino i flussi delle conoscenze e competenze provenienti dalle scuole, dai centri di ricerca, dalle università, dalle agenzie per il lavoro e da enti di formazione presenti sul territorio. Centri di Com- petenze da costituirsi sulla scorta della lezione appresa dalla rete degli istituti Fraunhofer Gesellschaft, ma anche da potenziare espandendone compiti e affinché agiscano come una sorta di hub o di broker (un po’ come nel modello del trasporto aereo) secondo criteri di ‘governo delle connessioni fra una serie di enti’ nella logica di ‘aggregare, selezionare, costruire reti e dirigere i flussi di competenze in entrata e in uscita dal territorio’. @lurossi_71 NUMERO DI RICERCATORI IN ALCUNI PAESI E IN PERCENTUALE PER SETTORE DI IMPIEGO Totale (migliaia) Imprese % 2003 2016 2003 2016 Italia 70.332 133.706 39 42 Germania 268.942 399.605 60 58 Danimarca 29.791 44.815 49 60 Francia* 192.790 277.631 52 59 Spagna 92.523 126.633 29 37 Regno Unito Nd 288.922 45,8 38 Svezia 48.186 70.372 60,6 67 EU-19 840.271 1.295.536 49,2 52 Giappone* 652.369 662.071 65 55 Cina* 862.108 1.619.614 56,2 62 Stati Uniti** 1.126.251 1 252.900 Nd 71 Fonte: elaborazione dati Adapt su Eurostat * i dati si riferiscono al 2015 ** i dati si riferiscono al 2011

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