Italia 4.0

27 ITALIA 4.0 2018 Andrea Bianchi è direttore politiche industriali di Confindustria: “Il senso di mobilitazione del Paese verso un obiettivo comune è stato l’elemento più nuovo di Industria 4.0. Un altro passaggio sarebbe implementare i temi della riqualificazione del personale e della connessione delle filiere”. Riccardo Cavanna è CEO di Cavanna Packaging Group e presidente di Ipack IMA: “Il digitale è uno strumento, centro della fabbrica restano le persone e la materialità del fare. La rinata attenzione per il manifatturiero è un segnale di rispetto per una industria che è il principale traino del nostro PIL”. Alessandro Ferrari è Industry 4.0 product manager di Bureau Veritas Italia: “Al di là dell’aspetto prettamente tecnologico dei macchinari, il requisito aggiuntivo della connessione ha spinto anche le aziende a diventare un po’ 4.0, dotandosi di sistemi gestionali per la gestione dei dati raccolti”. I PROTAGONISTI fondamentalmente due approcci al cam- biamento verso Industria 4.0. “Il primo approccio è stato legato alla necessità di cambiare un solo macchinario o di tocca- re una sola linea di produzione - spiega Alessandro Ferrari, Industry 4.0 pro- duct manager di Bureau Veritas Italia -, per sostituire strumenti che diventava- no obsoleti o risolvere colli di bottiglia. I problemi sorgevano al momento di certificare le macchine acquistate co- me 4.0 dai fornitori, che venivano però inserite in contesti privi dei sistemi che permettono alla macchina di parlare e raccogliere i dati che la macchina mette a disposizione”. Ferrari concorda quindi che la parte interessante dell’incentivo è stata quella di spingere le aziende stesse a diventare un poco più 4.0, dotandosi di sistemi gestionali che fossero in grado di raccogliere i dati, consentendo così alle aziende di capire ad esempio quale fos- se il vero costo di produzione del loro prodotto. Laddove nel 2017 la maggior parte delle aziende assistite non aveva un gestionale. “Tra le aziende abbiamo quindi trovato resistenze nell’iniziare in- sieme un percorso di certificazione - con- tinua Ferrari -, e il problema non era cer- to economico, dal momento che a fronte dell’acquisto di un macchinario magari da 600 o 700 mila euro non era l’ulterio- re spesa per l’acquisto di un software a creare problemi. La difficoltà riscontrata era di natura culturale, legata a tutte le volte che ci siamo sentiti dire ‘Si è sem- pre fatto così…’, un atteggiamento che spiega l’inerzia diffusa tra le imprese a intraprendere un percorso di cambia- mento nei loro modi di lavorare”. Dall’azienda alla filiera 4.0 Il secondo approccio a Industria 4.0 ri- scontrato tra le imprese da Bureau Veri- tas è stato quindi quello di considerare l’incentivo non come un obiettivo, ma come un mezzo, partendo da un disegno complessivo dell’azienda per arrivare fi- no alla produzione. “Industria 4.0 origi- na infatti da un livello alto dell’azienda - dice Ferrari -, da un ERP, per immaginare quale possa essere il modello produttivo ottimale ed economicamente sostenibile atto a raggiungere i maggiori benefici dalla fabbrica interconnessa. Solo a que- sto punto si decide quale investimento in beni strumentali s’intende fare, con un percorso che ottimizza tutti i possibili benefici offerti dalla raccolta dei dati”. Le stesse tecnologie abilitanti hanno quindi rappresentato un elemento di complicazione, Big Data, intelligenza artificiale, cloud e IoT, general purpo- se technology sicuramente interessanti ma difficili da manipolare, in ragione dell’infinità delle loro possibili applica- zioni, strade infinite che possono bloc- care alla partenza. Se Industria 4.0 ha creato una grande opportunità, è quindi vero che ha aumentato la complessità, come racconta Riccardo Cavanna, CEO di Cavanna Packaging Group e presidente

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=