Il comparto della meccanica rappresentato da Anima ha chiuso il 2012 con valore della produzione di 41,4 miliardi di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente, con esportazioni, pari a oltre 23 miliardi di euro, che corrispondono al 56% del fatturato complessivo. L’export ha assunto negli ultimi 4 anni un’importanza sempre maggiore passando da 20,5 a oltre 23 miliardi di euro con un incremento del 12% nel periodo considerato.
“Se fino a ieri le nostre aziende riuscivano a fronteggiare la crisi grazie all’export, oggi la crisi del mercato interno sta assumendo dimensioni tali che non è più sufficiente neanche aggrapparsi alle esportazioni per mantenere i livelli di fatturato, ammesso poi di riuscire ad ottenere un risultato economico positivo o, come minimo, mantenere i conti in pareggio, e non sempre succede” afferma Sandro Bonomi, presidente Anima, Federazione delle Associazioni Nazionali della Meccanica Varia e Affine di Confindustria. “Per questo ritengo sia fondamentale indirizzare al nuovo Governo che verrà, qualunque esso sia, un documento derivato anche dalla condivisione del recente documento programmatico, presentato da Confindustria che abbiamo chiamato: Anima per l’Italia. Un percorso per lo sviluppo che meritiamo.”
Il documento, suddiviso in sette punti, sottolinea priorità come: l’aumento delle esportazioni; misure efficaci per la crescita; l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili termiche; lo stimolo alla collaborazione nelle filiere italiane, tra le grandi imprese appaltatrici che lavorano all’estero e le imprese fornitrici meccaniche italiane, così da affidare alle stesse la promozione delle produzioni Made in Italy all’estero e incentivare l’innovazione tecnologica e l’occupazione in Italia; l’investimento sul controllo del mercato per impedire che vengano commercializzati prodotti industriali che solo apparentemente sono conformi alle norme; l’introduzione della denominazione obbligatoria dell’origine dei prodotti, di tutti i prodotti, in special modo di quelli in ingresso nella UE; una maggiore attenzione alla qualità delle forniture meccaniche da parte dei titolari di gare d’appalto nazionali che a causa di una spasmodica ricerca del minor prezzo, costringono il mercato ad adeguarsi a standard qualitativi bassi e favoriscono le importazioni di bassa qualità dai Paesi extracomunitari.