Acciaio, ripresa per la filiera al Centro Sud nei dati siderweb

Pubblicato il 29 novembre 2022
siderweb acciaio 2022

Torna a crescere la filiera dell’acciaio del Centro-Sud nel 2021, che secondo siderweb ha prodotto un fatturato di 8,46 miliardi di euro, ben reagendo alla perdita del 2020 e avvicinandosi ai valori nazionali, storicamente migliori.

I dati sono stati presentati in occasione dell’evento digitale ‘La fiera dell’acciaio nel Centro Sud: numeri e prospettive’, organizzato da siderweb e sponsorizzato da BPER Banca, Coface, Regesta e Sideralba. Le 294 imprese nel comparto al Centro-Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria. E’ esclusa Acciaierie d’Italia che ha sede legale a Milano), pari al 16,4% del totale della popolazione italiana esaminata, hanno registrato nel 2021 un ebitda di 621 milioni di euro, e reddito netto di 298 milioni. E’ aumentato anche il valore aggiunto, a 1,15 miliardi di euro, mentre la perdita è stata trasformata in un utile che incide per il 3,5% sul fatturato.

La redditività operativa complessiva, dopo il -1,9% del 2020, è tornata positiva al 6,6%, molto migliore anche del risultato 2019 e vicina al 7% del dato nazionale. Con la crescita del fatturato è migliorata l’efficienza finanziaria, tornata a livelli superiori rispetto al 2019. Si è rafforzata poi la solidità finanziaria, anche se in questo caso esiste una distanza con il resto d’Italia, in quanto il Centro-Sud è più indebitato, rappresentando un aspetto da monitorare con attenzione.

Siderweb bilanci acciaio 2022 filiera Centro Sud

Guardando quindi al contesto generale, il mercato dell’acciaio nazionale è in frenata, sia per volumi che per prezzi. In particolare, stanno rallentando la produzione e l’export. Tra gennaio e settembre, secondo i dati di Federacciai, sono stati sfornati 1,2 milioni di tonnellate di prodotti lunghi e 800 mila tonnellate di prodotti piani in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. L’export, tra gennaio e luglio, è calato del 3% tendenziale (circa 330 mila tonnellate in termini di volumi). Quanto all’import, nello stesso periodo è aumentato di 1,1 milioni di tonnellate rispetto al corrispondente intervallo del 2021, e il deficit commerciale è salito a 1,4 milioni di tonnellate.

“Il rallentamento della produzione nazionale e l’andamento dell’import spiegano il calo dei prezzi delle ultime settimane – ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb -. Il mercato è in over stock. Anche per questo mi attendo un rallentamento delle importazioni, una volta esauriti gli strascichi degli ordini risalenti ad aprile-maggio, dopo l’inizio della guerra in Ucraina”.

Il Centro-Sud, ha spiegato ancora Ferrari, “ha visto una buona ripresa nel 2021. Nella prima metà del 2022, però, l’export metallurgico è stato meno dinamico rispetto alla media nazionale e il caro energia sta avendo un impatto maggiore rispetto al resto d’Italia, in quanto la struttura industriale è meno efficiente, anche per la dimensione aziendale in media inferiore”. Nel 2023, il PIL del Mezzogiorno dovrebbe essere intorno allo zero (+0,3% quello stimato a livello nazionale), ma le prospettive per il comparto delle costruzioni sono più positive rispetto al resto d’Italia.

Per la siderurgia in generale, si prevede quindi che il prossimo sarà un anno complicato. Scenderanno il consumo reale e apparente (produzione più import, meno l’export, ndr), mentre una ripresa è attesa solo nel secondo semestre.

Oltre alle presentazioni degli analisti, l’evento ha dato quindi spazio anche a interventi da parte di rappresentanti di Acciaierie d’Italia, Sideralba e BPER Banca.

“Il 2023 sarà un anno molto complicato – ha dichiarato Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia -. L’accelerazione dell’inflazione ha determinato la reazione delle Banche centrali, con la restrizione monetaria e il rialzo tassi. Ma le cose stanno cambiando abbastanza rapidamente: l’aumento del costo dei noli, la mancanza di chip, la crescita delle materie prime dovrebbero rientrare. Se non si innesta una spirale inflazionistica alimentata dalla rincorsa salari-prezzi e se vi si associa una prospettiva di stabilizzazione della tensione internazionale, allora il 2023 potrebbe non essere peggiore del 2022 e portare anzi qualche miglioramento”. Nell’attuale situazione di grande incertezza, non dovrebbe mancare la prudenza, testimoniata nel settore siderurgico dal fatto che “molti operatori hanno deciso di anticipare le ferie o allungare i periodi di manutenzione straordinaria, per cercare di capire meglio come andrà il prossimo anno. Non è con certezza che si andrà verso una recessione – ha continuato Bernabè -. La sopravvivenza e il rilancio dell’ex Ilva sono un tema importante per tutta l’industria siderurgica italiana. Lo sforzo è di minimizzare l’impatto sulle terze parti. Abbiamo una situazione in cui le due parti (Stato e ArcelorMittal, ndr) devono incontrarsi e decidere cosa intendono fare. L’idea originaria era chiara. Il cambio di esecutivo da questo punto di vista non ha aiutato, perché la situazione è così delicata che non può non avere il consenso e il supporto del governo, e il partner deve essere tranquillizzato del fatto che l’atteggiamento dello stesso esecutivo non cambi nel tempo». «Stato e ArcelorMittal si incontreranno già nei prossimi giorni – ha detto ancora – e decideranno come proseguire, se lo riterranno, in questa collaborazione. Certamente dal punto di vista del governo l’impegno c’è. Aspettiamo di sapere se si concretizzerà in un accordo forte con il partner”.

“Il 2022 è un anno di transizione – ha detto Luigi Rapullino, amministratore delegato del Gruppo Rapullino e di Sideralba -. Abbiamo stravolto il management: sono orgoglioso di dire che abbiamo una prima linea con un’età media di 40 anni, giovani pronti a questa sfida. La sfida è di un’ulteriore crescita dal punto di vista dei volumi, entrando anche in altri settori con prodotti diversi. È la sfida più bella che nei prossimi 3 anni vogliamo cogliere, oltre ad altre possibilità che il mercato potrebbe concederci». Il piano di sviluppo industriale prevede investimenti per 33 milioni di euro tra impianti e ampliamento nel solo sito di Napoli. “Finalmente, due mesi fa, abbiamo ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie a iniziare i nostri progetti di ampliamento, ci sono voluti 18 mesi – ha ricordato Rapullino -. Contiamo di posare la prima pietra entro la fine dell’anno”. Nel frattempo, in un momento di sofferenza della marginalità, dovuta anche al forte incremento della spesa, per l’energia ma anche per i trasporti, dopo gli ottimi risultati del 2021, il focus è sull’efficienza: “Poniamo la massima attenzione ai costi. Da mesi stiamo ‘dando la caccia’ alle perdite: quando si riduce la marginalità, vanno corrette le inefficienze”.

Salvatore Pulignano, responsabile Direzione territoriale Campania Puglia Basilicata di BPER Banca, ha infine detto: “Registriamo una moderata fiducia per il futuro: il Sud può avere un ruolo rilevante nella crescita del Paese, soprattutto se si riuscirà a scaricare con efficacia il PNRR su questo territorio. Non dimentichiamo, infatti, che nel 2021 c’è stata una crescita degli investimenti del 12%, prevalentemente nelle costruzioni, a fronte di un aumento al Centro-Nord del 10%. Il 2022, però, è un anno complicato e segnato dall’incertezza, dovuta a questioni geopolitiche, caro energia, aumento dei tassi, inflazione. Per questo si sono raffreddate le intenzioni di investimento che le imprese, dopo l’entusiasmo del 2021, stavano progettando. La richiesta si è spostata al supporto della crescita del circolante, con una domanda robusta. Tuttavia, permangono le necessità di investire sulla digitalizzazione, sull’ESG, che è un ulteriore mezzo di rafforzamento della competitività. Ecco, il 2023 si presenta con queste caratteristiche e in questo scenario continueremo a sostenere le imprese”.

 

 



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