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Progettare 413 – Aprile – 2018

La Cina scommette sulla manifattura hi-tech

Nel 2016 la Cina ha presentato domande per un milione 338 mila brevetti, più della somma dei quattro Paesi che la seguono in questa classifica: USA, Giappone, Corea del Sud e Germania. Rispetto all’anno precedente, il Paese del Dragone ha aumentato del 46% le richieste mentre i suoi competitor sono rimasti fermi o in calo. Ma, e questo è il punto della riflessione, ha focalizzato le domande presentate sulla manifattura ad alta tecnologia e a valore aggiunto. In questo contesto, non meno importante è anche la politica di acquisizioni all’estero: dei 170 miliardi di dollari di investimenti in uscita nel 2016, il 19,42% è destinato alla manifattura (era il 13,72% nel 2015). Anche nella formazione la strategia di Pechino è coerente col progetto se consideriamo che sono ben 544 mila gli studenti, finanziati da borse di studio del Governo, che seguono corsi universitari e master all’estero. Fondamentali, inoltre, sono anche gli accordi per la creazioni di piattaforme tecnologiche in joint-venture con università europee. Il motivo della svolta è presto detto: il Piano China Manufacturing 2025, varato dal Governo, ha spostato le risorse per lo sviluppo sulla manifattura. Obiettivo è la totale trasformazione del tessuto industriale cinese: dalle produzioni a basso costo il Paese vuole passare a un’industria ad alto valore tecnologico. Questa scelta incide anche sullo scenario della concorrenza globale. China Manufacturing 2025 cercherà di traghettare Pechino nell’hi-tech. In Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna entreranno a regime i Piani Industria 4.0. Gli USA proveranno a consolidare la leadership nelle tecnologie legate a Internet e a difendere il territorio grazie alla leva fiscale e alle politiche dell’American First di Trump. La tecnologia digitale al servizio della manifattura sarà quindi lo strumento con cui si giocherà la partita della competitività sui mercati mondiali.

Luca Rossi